Franco Maresco fa ridere a denti stretti. Dal premio veneziano ai cinema, non perdetelo
In sala dal 12 settembre (con Luce Cinecittà) “La Mafia non è più quella di una volta“, di Franco Maresco, vincitore del Premio speciale della giuria a Venezia 76. Il più irregolare, periferico e fuori-sistema dei nostri autori (assente al Lido anche stavolta) riprende la sua indagine “sul campo”, esilarante e feroce che parte dal venticinquennale dell’assassinio di Falcone e Borsellino, nel 2017. Con la fotografa anti mafia Letizia Battaglia e Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza “legali e illegali”. Da non perdere …
Risate a raffica in sala, ma a denti stretti: l’ultimo italiano in concorso a Venezia è Franco Maresco, per autodefinizione il più marginale, periferico e fuori-sistema dei nostri autori, che finalmente – dopo molte “ospitate” nelle sezioni collaterali – la Mostra ha il fegato di piazzare in gara.
La Mafia non è più quella di una volta altro non è che l’ultimo approdo dell’ironia dissacrante che partorì trent’anni fa Cinico tv, firmata dal regista palermitano insieme a Daniele Ciprì. Dopo la Rai3 di allora, Maresco non ha più avuto accesso alle Reti di Stato. Come è suo schivo e ostinato costume, qui al Lido non è venuto.
Non provo neanche a riassumere la storia, se storia c’è. Più che altro è un’indagine “sul campo”, esilarante e feroce.
Franco Maresco parte dalle celebrazioni ufficiali del venticinquennale dell’assassinio di Falcone e Borsellino, nel 2017, per tallonare due palermitani agli antipodi come la mitica ottantreenne Letizia Battaglia (che nei suoi scatti militanti ha fissato le guerre di Mafia ma anche i volti bellissimi della città) e Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza “legali e illegali” (parole sue).
Su Ciccio Mira, così grottesco da sembrare un personaggio inventato, Maresco aveva già incentrato il suo Belluscone-Una storia siciliana del 2014. È il patron di un demenziale vivaio di “neomelodici” in odore di mafia e del network ‘STB’, inquisito per gli stessi motivi. Il paradosso è che va ad allestire allo Zen una serata in onore di Falcone e Borsellino.
Le conseguenze sono agghiaccianti e irresistibili, perché, per “artisti” (!!!) e promoter, dire “No alla Mafia” suona bestemmia. I salti mortali per aggirare il problema sono indecenti e surreali: i due giudici vanno onorati per “l’illuminazione stradale, le scuole e i giardini“. Eppure Cristian, il più stonato e fuori di testa di tutti, ha l’impudenza di sostenere che l’hanno miracolato apparendogli in sogno: “Vai e canta”, gli avrebbero detto.
Letizia Battaglia, che è la voce della ragione e della memoria, non perdona nemmeno la retorica “sana”: perché usare l’eufemismo “scomparsi”, perché la sagra spensierata delle celebrazioni? Dietro la telecamera, Franco Maresco provoca e stuzzica. Lei, con affetto, gli rimprovera un pessimismo che è disincanto politico e antropologico.
Tra i produttori del film, dietro il marchio “Tramp” che dividono con Attilio De Razza, ci sono gli amici Ficarra e Picone.
“Fate che la Mafia non entri nelle vostre vite, perché non è più quella di una volta”, è l’appello di Ciccio Mira. Sembra una tragica farsa, ma è realtà – estrema – filmata.
Teresa Marchesi
Giornalista, critica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come Inviato Speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, "Effedià- Sulla mia cattiva strada", su Fabrizio De André, premiato con un Nastro d'Argento speciale e "Pivano Blues", su Fernanda Pivano, presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.
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