Il giro del mondo attraverso le storie delle donne

È “La figlia di Saadi” di Marcella Mallen e della fotografa Sonia Costa. Un viaggio attorno al mondo, dall’India al Senegal, dal Giappone al Brasile, dal Sud-Est Asiatico agli Stati Uniti, attraverso foto e racconti dedicati all’universo femminile, narrato tra lotte per l’emancipazione e arcaiche culture repressive …

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Due sorelline che camminano elegantemente in un piccolo villaggio sperduto del Senegal: la più grande, con i vestiti colorati e svolazzanti, trasporta con leggerezza il peso dei piatti, appena lavati al fiume, sopra il capo, mentre la più piccola, con la collana e il bracciale di perle, impara il mestiere.

Cinque ragazze libiche fanno il bagno in una piscina separata, con un muro, dalla spiaggia e dal mare riservati ai turisti occidentali: indossano tutte il velo anche in acqua, solo la più giovane ne è esentata.

Una decina di donne, avvolte nei loro sari dai mille colori, avanzano impetuosamente, con sguardo fermo e sorridente, tornando dal lavoro nelle risaie dell’India, in una scena che ricorda il celebre Quarto stato di Pellizza da Volpedo.

Sono loro alcune delle donne protagoniste di La figlia di Saadi, il libro di foto e racconti scritto da Sonia Costa e Marcella Mallen.
Dall’India al Senegal, dal Giappone al Brasile, passando per il Ruanda e il Sud-Est Asiatico, fino all’Europa e agli Stati Uniti: Sonia Costa è fotografa e viaggiatrice da molti anni, con una particolare attrazione, come si capisce a prima vista sfogliando le pagine del libro e ammirando le sue foto, per i cosiddetti paesi in via di sviluppo e, ancor di più, per le donne che li abitano.

Adulte o bambine, ritratte durante la fatica del lavoro o in un prezioso momento di riposo e divertimento; donne sottomesse alle costrizioni sociali o religiose dei loro paesi, ma comunque donne che attraverso i loro corpi forti e gli occhi profondi, trasmettano  la loro voglia di emancipazione. Del resto sempre alle donne è dedicato anche il primo libro scritto, come co-autrice, da Marcella Mallen, Effetto D. Se la leadership è al femminile: storie speciali di donne normali.

Marcella e Sonia si sono conosciute in Iran durante uno dei viaggi organizzati da quest’ultima, e hanno deciso di iniziare una nuova avventura: scrivere un libro, Sonia con le sue foto e i ricordi, Marcella con le parole.

La figlia di Saadi è uscito alla fine del 2016 per la casa editrice Polaris. È un libricino, meno di duecento pagine, ma dentro c’è un mondo. Sonia Costa viaggia da più di trent’anni, e in questa “intervista fotografica” con Marcella Mallen ha scelto diciotto foto di donne e bambine, a cui sono associati altrettanti temi universali: la bellezza e la memoria, l’emancipazione e la maternità, la forza e la libertà.

Ciascuna immagine è l’occasione per raccontare un momento del viaggio, per una riflessione sugli abitanti di un paese e per ricordare le storie di donne troppo spesso costrette a vivere in condizioni sociali avvilenti. Ogni viaggio è in formato “pillola”, quattro o cinque pagine, abbastanza da trasmettere al lettore la voglia di partire per provare sulla propria pelle quelle esperienze e ammirare con i propri occhi quei colori e quelle sfumature che le foto di Sonia sanno cogliere.

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Ma La figlia di Saadi non è solo un libro di viaggi. Il suo intento politico e sociale è nitido e puro, come le immagini che ritraggono donne di ogni paese in quell’istante preciso in cui esprimono la propria dignità, forza, ed eleganza.

E dietro ogni figura femminile c’è una storia, che è poi la storia del loro paese. Del Ruanda, oasi di pace, tanto da guadagnarsi anche il soprannome di “Svizzera d’Africa”, fino a quei cento giorni di massacro civile nel 1994, quando un milione di cittadini appartenenti all’etnia minoritaria Tutsi fu trucidato dall’etnia Hutu. Una catastrofe che troppo raramente viene ricordata, da cui il paese è ripartito grazie alla forza delle donne, che dopo il ’94 costituivano la maggioranza della popolazione.

La storia della Cina, con la sua “politica del figlio unico” che ha finito col portare solo a dure coercizioni e sminuire il ruolo sociale delle figlie femmine; del Senegal, che rappresenta, malgrado tutto, uno dei paesi più pacifici e innovativi del continente africano, o delle donne indiane che rivendicano la parità dei sessi e hanno dato vita, negli ultimi dieci anni, a veri e propri movimenti rivoluzionari.

Fotografie vecchie per racconti nuovi: come quello del Nepal, uno stato devastato dal terremoto del 2015, e ormai diverso da come lo aveva fotografato Sonia nel 1986, con l’immagine di una donna anziana intenta ad ungere il proprio elegante e sinuoso corpo. O di Angkor Vat, in Cambogia, la monumentale città-tempio che, nella sua sacralità e spiritualità, custodisce la tragica memoria del regime di Pol Pot negli anni Settanta.

E poi storie di sorrisi, di spensieratezza, in Brasile e a New York, ma anche in Iran o nell’Oman. Fino all’inquietante racconto della Libia, fotografata nel 2007, quando la minaccia dello Stato Islamico era ancora lontana, ma dove cinque ragazze sono costrette a fare il bagno vestite in una piccola piscina, in una parte di spiaggia separata attraverso un muro da quella, vicina al mare, destinata ai turisti occidentali.

La figlia di Saadi, che deve il suo titolo a una tipica espressione iraniana, con cui vengono chiamate le donne curiose e viaggiatrici per natura, è un invito al viaggio inteso come scoperta dell’altro. Uno stimolo a continuare a salire su un aereo, su un treno o a intraprendere un cammino, proprio in un momento storico in cui viaggiare è diventato d’improvviso pericoloso, e i confini del mondo sembrano restringersi. Viaggiare per guardare con i propri occhi, viaggiare per “riportare a casa almeno una risposta”.