Il Va’ pensiero del bufalo Sarchiapone

Con un’anteprima il 18 novembre al Torinofilmfest, arriva in sala il 19 novembre “Bella e perduta”, il nuovo folgorante film di Pietro Marcello. Una favola piena di echi letterari sul disastro ambientale e la bellezza struggente dell’Italia contemporanea…

BELLA E PERDUTAChe Pietro Marcello fosse un fuoriclasse si era capito dall’inizio. Quando Venezia, era il 2007, accese i riflettori su quel suo dolende e poetico viaggio (Il passaggio della linea) attraverso l’Italia, a bordo dei treni dei pendolari, vagoni in dismissione come l’umanità che li popola.

E un viaggio attraverso lo Stivale, sotto l’imput letterario di Guido Piovene (Viaggio in Italia, 1957), doveva essere anche questo suo nuovo, folgorante, Bella e perduta – passato a Locarno, unico italiano del concorsoin cui il giovane regista casertano, classe 1976, conferma ancora una volta il suo genio visionario, affiancando mito e realtà. Toccando il tema universale e mai così urgente del rapporto tra uomo e natura, attraverso una favola in cui i bufali parlano, i pastori salvano i patrimoni artistici abbandonati dallo Stato e Pulcinella ritrova la sua funzione originaria di messaggero dell’Oltretomba, come nel mito etrusco che lo fece nascere ben prima della Commedia dell’Arte.

Il punto di partenza, infatti, è stato l’incontro con un angelo. Sì, “l’angelo di Carditello” come la popolazione locale ha ribattezzato Tommaso Cestrone, un pastore che per anni ha difeso dal degrado e dalla camorra quel gioiello borbonico settecetensco che è la reggia di Carditello, appunto, in provincia di Caserta. Fattoria modello nel secolo dei Lumi, consegnata alla decadenza e all’abbandono con l’arrivo dei Savoia, fino allo scempio dei nostri tempi che l’hanno vista rifugio dei Casalesi e del traffico d’armi.

Tommaso Cestrone, in totale solitudine, si è dedicato alla custodia della reggia, come alla difesa della natura circostante, fino a quella notte di Natale del 2013 quando è stato stroncato da un infarto, mentre il ministro Bray, finalmente, decideva di intervenire a tutela del monumento, ancora oggi, però, in attesa di restauro.

“L’angelo di Carditello” doveva essere in origine, un primo capitolo del viaggio in Italia di Bella e perduta. Ma con la sua morte Pietro Marcello e lo sceneggiatore Maurizio Braucci, hanno deciso che quella storia non poteva finire lì. Ma dovesse essere approfondita. O meglio proseguita. Immaginando così una favola contemporanea e politica, piena di echi letterari (D’Annunzio, Anna Maria Ortese e certamente Pasolini) in cui dar seguito all’esistere di Sarchiapone, il bufalotto che Tommaso Cestrone aveva salvato dal mattatoio e che ora, dall’aldilà, affidava a Pulcinella (Sergio Vittolo) per condurlo al riparo, più a Nord.

Attraverso le soggettive di Sarchiapone e la sua voce (quella di Elio Germano) che parla in prima persona, sognando una terra finalmente restituita agli animali, assistiamo al cammino di questi due ultimi, entrambi “servi” di una civiltà che ha distrutto e stravolto la natura. Siamo nella Terra dei Fuochi, infatti, un tempo terra di lavoro e di prosperità, oggi oltraggiata dalla “monnezza” e dai veleni. Di cui la parabola della reggia di Carditello e il suo “angelo”, incipit del film, diventano potente simbolo di questa “patria sì bella e perduta” di verdiana memoria.

Prodotto da Avventurosa (dello stesso Marcello e Dario Zonta) con Raicinema, il film sarà in sala dal 19 novembre per Istituto Luce Cinecittà, dopo un’anteprima, il 18 novembre, al Torinofilmfest dove Pietro Marcello vinse nel 2009 con La bocca del lupo, altro straordinario tassello del suo percorso artistico tra realtà e poesia.