Italiani popolo di poeti, fanti e navigatori. La guerra e noi nel doc di Pannone e Sparagna, in sala
In sala dal 16 gennaio (con Istituto Luce Cinecittà) “Scherza con i fanti” nuova tappa nell’immaginario italiano di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna. Gli autori, presentati da Mimmo Calopresti, saranno protagonisti dell’evento speciale al Nuovo Aquila di Roma (giovedì 16, ore 21). A Roma sarà in programmazione anche all’Apollo 11. Attraverso un ricco repertorio di immagini e musica il racconto del rapporto del nostro paese con la guerra. E al centro quattro diari: il protagonista di un eccidio in Campania all’alba dell’Unità d’Italia, un soldato durante la guerra in Abissinia, una donna staffetta partigiana, un marinaio napoletano in missione di pace in Kosovo negli anni 90. Presentato alle Giornate degli Autori 2019…
Scherza con i fanti, docufilm di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna, presentato alle Giornate degli Autori come Evento speciale, un premio già l’ha portato a casa, quello al “talento creativo” assegnato dalla Siae. Tanti altri ne sono seguito poi. Ed ora affronta il suo viaggio nei cinema.
Dopo il viaggio attraverso il mondo della credenza religiosa di Lascia stare i santi, la coppia artistica Pannone-Sparagna si rinnova raccontando il rapporto tra gli italiani e la guerra, tema che ha scandito e influenzato secoli di storia, ed è qui narrato attraverso i diari di quattro soldati: il protagonista di un eccidio in Campania all’alba dell’Unità d’Italia, un soldato durante la guerra in Abissinia che parte convinto del primato fascista e scopre la devastazione dei gas, una donna staffetta partigiana, un marinaio napoletano in missione di pace in Kosovo negli anni 90.
Il tutto è raccontato attraverso un alternarsi di immagini attuali dei luoghi in cui si sono svolti i fatti, accompagnate dalle lettere dei protagonisti lette da voci fuori campo, dai volti e dai commenti dei protagonisti e dei testimoni di ieri e di oggi, e di bellissime e in parte inedite immagini storiche tratte dagli archivi dell’Istituto Luce.
La scommessa è ambiziosa, e forse la miscela tra storia e attualità risulterebbe un po’ artificiosa se non finisse per prevalere la forza dirompente delle immagini d’archivio, che fanno la parte del leone e finiscono per dare alla narrazione un flusso quasi poetico.
A legare il tutto ci pensa poi una straordinaria colonna sonora, fatta di canzoni popolari scelte e interpretate da Ambrogio Sparagna e di alcune canzoni di repertorio (tra cui quelle di Francesco De Gregori, di Giovanni Lindo Ferretti e di Francesco Di Giacomo).
Che il film sia ambizioso è confermato dalle stesse note di accompagnamento, secondo le quali Pannone intende dimostrare che un popolo con duemila anni di guerre, invasioni, imperi e cadute, può ben essere maestro di pace nel mondo.
Non è certo che alla fine questo assunto ne sia legittimato. Ma certo colpiscono le parole del soldato impegnato in Kosovo: “I soldati italiani all’estero sono particolarmente apprezzati soprattutto per il senso di umanità che si portano dentro e che riescono a trasmettere. Riescono a trasmettere la fiducia. L’italiano ha sempre avuto a che fare con tante dominazioni e questo sicuramente ha forgiato l’animo, soprattutto l’animo più che il carattere, dell’essere italiano. L’unica cosa che possiamo infondere con certezza è la pace. Questo lo sappiamo fare”.
Forse, però, c’è un secondo ancora più vero insegnamento che si può trarre dal film ascoltando le parole dello scrittore Ferruccio Parazzoli, il cui studio si affaccia su piazzale Loreto. Così dice a commento delle agghiaccianti immagini dello scempio compiuto sui cadaveri di Benito Mussolini e Claretta Petacci. “Perché loro sono vivi e hanno idee in testa che bisogna vendicarsi. Orrore, soltanto orrore. Ma chi c’è in piazza? Il popolo italiano. Ma chi è il popolo italiano? Cosa vuole? Da dove viene? Viene da una storia particolare in Europa, che è una storia di invasioni, di sopraffazioni. E il popolo sotto, sempre sotto, che subisce e si ribella. Perché ci sono state ribellioni, ma ribellioni particolari, piccole rivoluzioni di gente che non ne può più, che trova il suo piccolo leader e si ribella e viene soppressa. E si ribella ancora, entra in una sorta di ipnosi quando incontra una sorta di pifferaio magico che la incanta. E gli va dietro, gli va dietro e però, prima che il pifferaio magico butti tutti i topi nel fiume, i topi divorano il pifferaio magico”.
Parole che suonano profetiche, valide per il passato ma più che mai per il presente.
Da non perdere i titoli di coda con immagini d’epoca a colori di gusto retrò, piene di malinconia.
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