Vite (in fuga) sotto “La Ruota delle Meraviglie”. Woody fa centro pensando al teatro
In sala dal 14 dicembre (per Lucky Red), “La Ruota delle Meraviglie”, il nuovo film di Woody Allen che ambienta a Coney Island – luogo di fughe dalla realtà – un dramma dai colori intensi e dai grandi interpreti. Un omaggio ai padri del teatro Usa, Tennessee Williams in testa, alle cui tormentate eroine femminili si rifà Kate Winslet nei panni della magnifica protagonista…
C’è la giovane malmaritata (Juno Temple) col Padrino di turno, in fuga dai mafiosi che la vogliono far fuori. C’è l’attricetta fallita (magnifica Kate Winslet) che, sepolti i sogni in un matrimonio infelice, tenta la fuga in un amore non corrisposto. C’è il rozzo giostraio (Jim Belushi) dal cuore d’oro che sfugge dall’alcool e dalla disperazione rincorrendo la (seconda) moglie che non lo ama. E c’è il bagnino (Justin Timberlake) al sole dell’affollata spiaggia di Coney Island per cui sfuggire dalla realtà è addirittura il mestiere dei suoi sogni: studia drammaturgia all’università e già si esercita raccontando storie, possibilmente molto drammatiche. Proprio come questa, di cui è voce narrante e uno dei protagonisti.
E già, Coney Island come “luogo di fughe reali e metaforiche”. Ce lo suggerisce Renato Pallavicini su queste pagine web (leggi l’articolo) e lo prendiamo come spunto. Sono dei “fuggitivi” a vario titolo, infatti, queste nuove fragili creature nate dalla penna del vecchio Woody che, a 82 anni suonati e a distanza di quarant’anni da Io e Annie, torna tra gli ottovolanti e le montagne russe della spiaggia di Brooklyn, per un sentito e sofisticato omaggio ai padri del teatro americano, abbandonando la risata (seppure non del tutto) a favore del dramma.
Quasi un “altarino” in cui sfilano un po’ tutti sotto La Ruota delle Meraviglie, in uscita il 14 dicembre per Lucky Red. Eugene O’Neill, Arthur Miller e, in testa, Tennessee Williams ispiratore di magnifici ritratti femminili che Allen aveva già “celebrato” con Blu Jasmine (facendo salire la sua musa, Cate Blanchett, sul tram che si chiama desiderio) e a cui torna ora per la sua tormentata Ginny, un po’ Blanche DuBois, un po’ Lady Torrance di Pelle di Serpente, alla quale Kate Winslet regala un’intensità da Oscar.
Siamo negli anni Cinquanta e sotto la Wonder Wheel del parco divertimenti, in un misero appartamento, cercano di sbarcare il lunario Ginny, l’attricetta fallita col figlioletto piromane Richie (quasi un fratellino de Il piccolo fuggitivo). In passato l’alcool e il sesso le hanno fatto perdere il padre del ragazzino ed oggi, messo da parte il sogno di calcare le scene, ha indossato i panni della cameriera in un ristorante di vongole. Al suo fianco l'”uomo che l’ha salvata”, ma che non ama, Humpty, corpulento e sanguigno giostraio (Jim Belushi) che grazie a lei ha superato la perdita della prima moglie e soprattutto quella della figlia (Juno Temple): da giovanissima la ragazza ha scelto di sposare un ricco boss mafioso e d’allora il padre l’ha praticamente ripudiata.
Sarà proprio il ritorno a casa della figlia di Humpty, ricercata dalla malavita per aver “cantato”, a scombinare le carte. Soprattutto quellle della relazione extraconiugale tra Ginny – la matrigna appena ritrovata – e il ben più giovane bagnino aspirante drammaturgo, che trascinerà la storia verso il tragico epilogo.
Negli ultimi anni Woody Allen ci ha abituato ad alti e bassi. Anche molto bassi (come dimenticarsi di To Rome with Love?). Eppure in questa ennesima girandola di amori e tradimenti ritroviamo il tocco del maestro, la sua raffinata eleganza e quella dote tutta sua di sferrare zampate di comicità nel puro dramma.
Non c’è tanto da ridere, infatti, sotto La Ruota delle Meraviglie, dove le stesse luci della giostra, “accese” dalla maestria di Vittorio Storaro, colorano di gelidi azzurri e caldissimi rossi i volti degli stessi personaggi a immortalare l’eterno gioco tra realtà e finzione. Tanto più in questo spazio scenico, così teatrale, dove le vite dei protagonisti sembrano andare avanti, ma come nella ruota delle meraviglie, finiscono per tornare allo stesso punto. Nonostante il loro desiderio di fuga.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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