Quando gli emigranti eravamo noi. Storie di “picciridde” (e abusi) in streaming gratuito il 5 luglio

Il 5 luglio in streaming gratuito (ore 21) per CG PREMIERE “Picciridda”, dal romanzo di Catena Fiorello e la regia di Paolo Licata. Una storia di emigrazione e abusi, nella Sicilia dei Sessanta, vista attraverso gli occhi di una ragazzina lasciata a casa dai genitori costretti per fame a partire per la Francia. Premiato al TaoFest per la miglior sceneggiatura scritta dallo stesso regista e la scrittrice in collaborazione con Ugo Chiti. Per partecipare è necessario prenotarsi a questo indirizzo www.cgentertainment.it/premiere

Che fa’ una bimba di 10 anni arrabbiata col mondo per raccontare, con un atto esemplare, il suo dolore ai genitori? Si nasconde.

La picciridda Lucia l’ha fatto nel pollaio di casa, dove, resistendo ai richiami allarmati dei familiari, come unico conforto poteva almeno carezzare la sua gallina preferita, quella che, come un cagnolino, si portava al guinzaglio. Nera, come la brusca, ruvidissima nonna a cui il suo babbo e la sua mamma, costretti per fame ad emigrare in Francia, volevano lasciarla. Oltretutto da sola, senza nemmeno il fratellino più piccolo che emigrava con loro.

È così che comincia, con la macchina che parte al buio dal basso in alto con primissimi piani – punti di vista della bimba – tra le galline del tenebroso rifugio, il film di Paolo Licata, regista e sceneggiatore palermitano che ha scelto di debuttare nel lungometraggio con questa storia raccontata, nell’omonimo libro di successo, da Catena Fiorello, sorella dei noti Rosario e Beppe: Picciridda (Giunti). Libro piaciuto assai anche alla mamma di Licata.

Pare sia stata lei a segnalarglielo.

Girato nell’isola magnifica di Favignana tra paesotto e misere case che, in tempi più recenti, in cui in Italia è esploso ovunque uno sfrenato turismo di mare, hanno portato bei guadagni ai locali, ma che all’epoca, e non solo, spingeva molti ad emigrare spesso lasciando a casa nonne ad accudire i nipotini.

Diciamo che l’evoluzione della migrazione italiana non ha cambiato il dolore, per chi resta e chi parte, ma il genere: nei primi anni del Novecento erano solo gli uomini a cercare il pane altrove, a metà secolo a casa restavano soltanto figli e nonni, ora a casa rimangono nonni e genitori e sono soprattutto i giovani costretti ad emigrare.

Qui siamo negli anni Sessanta dello scorso secolo, tempo di millebolleblu, cantate da Mina, che non scintillano e volano nel paesino siciliano (Leto o Letojanni?) affacciato su un mare strepitoso che all’epoca non si sarebbe mai potuto immaginare futuro letto affollatissimo di morte per tanta gente che fuggiva dagli orrori.

Ed è quel mare strepitoso, quella luce e calore che i genitori di Lucia sono costretti a lasciare per stabilirsi al freddo in Francia in una casa senza bagno con una sola finestra.

Come poteva la bambina non essere disperata e furiosa? Privata anche del morbido conforto di una nonna, un po’ meno inusuale. Insomma, almeno in grado di distillare dolcezza da un cuore assai indurito dai dolori.

La sua, di nonna (interpretata con visibile physique du rôle da Lucia Sardo), creatura solitaria, potente, diffidente e arrabbiata col mondo, era chiamata in paese la Generala per la durezza determinata del suo comandare, ma anche Donna Maria, perché “Donna” premesso al nome di battesimo – spiegherà lei alla bambina – vuol dire che ti rispettano.

Onore che la piccola Lucia decide subito di voler ereditare. Non sarà il solo, purtroppo. Nonostante l’attenta e protettiva sorveglianza della nonna, capiterà rapidamente anche a lei di ereditare la stessa orribile violenza che Donna Maria aveva subito.

Interpretato da Marta Castiglia e Federica Sarno (Lucia bambina e poi adulta) sceneggiato da Paolo Licata e Catena Fiorello con la collaborazione di Ugo Chiti e prodotto da Moonlight Pictures, Panoramic Film e Alba Produzioni, il film che sposa melodramma e neorealismo siciliano è stato presentato in concorso al Taormina Film Fest dove, giocando in casa, sì è portato a casa il premio per la miglior sceneggiatura e le menzioni speciali alle due interpreti femminili, Lucia Sardo e Marta Castiglia.