Il discorso è perfetto ma la famiglia scoppia. Arriva al cinema il Woody Allen alla francese che ci fa sempre ridere

In sala dal 10 febbraio (per I Wonder Pictures) “Il discorso perfetto” del francese Laurent Tirard, dal libro di Fabrice Caro (nottetempo). Una commedia che strizza l’occhio a Woody Allen, scherzando anche sull'”immutabile” ordine familiare. Passato alla Festa del Cinema di Roma tra i titoli della “selezione Cannes 2020” …

Sipario di un rosso acceso a fare da sfondo a un palco con su un microfono illuminato da un faretto, in attesa di qualcuno che prenda coraggio e parli. È la scena ricorrente che Il discorso perfetto (Le discours), commedia francese diretta da Laurent Tirard (Il piccolo Nicolas) dall’omonimo romanzo di Fabrice Caro (in Italia edito da nottetempo), ripropone costantemente ai suoi spettatori nelle infinite possibilità che Adrien, il suo protagonista, immagina.

Non è l’unica, si alterna con la cena di famiglia a cui partecipano Adrien, i suoi genitori, sua sorella e il suo futuro marito. È precisamente a tavola che avviene la fatidica richiesta, per bocca del cognato: pronunciare un discorso il giorno del matrimonio. Cosa che appunto innesta le svariate visioni che il protagonista, interpretato da un sorprendente Benjamin Lavernhe (volto noto della Comédie Française), offre al pubblico, con cui il dialogo è ironico e costante.

Ciò che nessuno al tavolo di quella cena sa è che Adrien è nel bel mezzo di una tempesta emotiva: la sua fidanzata gli ha chiesto una pausa e lui, dopo 38 giorni di resistenza non proprio stoica, ha ceduto e le ha scritto. Soprattutto, ha visto apparire la conferma di lettura ma nessuna risposta.

Il dialogo con lo spettatore si concentra quindi sull’immancabile «da dove è partita la crepa?» di alleniana memoria – Io e Annie è forse il modello più evidente – che porta a galla tutta l’evoluzione del loro rapporto. Ma c’è anche la cena che nel frattempo prosegue, con le sue frasi e situazioni ricorrenti, sottolineate cinicamente da Adrien, che sfoga la sua frustrazione raccontando al pubblico tutto quello che avrebbe sempre voluto dire alla sua famiglia ma che non ha mai detto davvero.

Le simpatiche situazioni familiari svelano però la dinamica di fondo tra i suoi membri: nascondere sempre tutto, anche a se stessi. Non ammettere mai, ad esempio, che il portaoggetti che Adrien ha fatto da bambino assomiglia a tutto meno che a un albero di Natale (è un pene), o ridere come fosse la prima volta al milionesimo racconto del padre. Un ordine sacro. Ma Adrien ha per le mani la bomba che può farlo saltare: il discorso che la rabbia repressa per la sua relazione “in pausa” gli ha lasciato, motivo per cui cerca in tutti i modi di defilarsi.

La commedia ha una scrittura perfetta, con incastri ad orologeria e battute taglienti. Abilità molto francese che, anche di recente, ha prodotto titoli di successo. Un caso per tutti, Cena tra amici della premiata ditta Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, la stessa del magnifico Il meglio deve ancora venire.

Completa il tutto l’azzecatissimo cast. E diverte – sicuramente noi italiani – la scelta musicale: Parole parole, attribuita però a Dalida, e Sarà perché ti amo dei Ricchi & Poveri che abbiamo ritrovato anche in Tigers. Sarà il suo momento al cinema?