Il giorno di Cecilia Mangini al TFF col premio Adriana Prolo. Artista, anticonformista, combattente
Nell’ambito del TorinoFilmFest, mercoledì 25 novembre (ore 17.15 visibile qui) cerimonia di consegna del premio Adriana Prolo 2020 alla carriera per Cecilia Mangini. A seguire proiezione di Due scatole dimenticate – Viaggio in Vietnam (2020, 57′) in coregia con Paolo Pisanelli. Per l’occasione esce il numero monografico di “Mondo Niovo”, rivista dell’AMNC diretta da Caterina Taricano, dedicato alla grande documentarista, con interventi di addetti ai lavori e amici, di cui pubblichiamo quello di Gabriella Gallozzi …
Tre parole per raccontare Cecilia Mangini. Quando mi è stato chiesto mi sono arrivate in testa una dietro l’altra: artista, anticonformista, combattente. E mi sono venute spontanee come se le leggessi tra quelle sue belle rughe portate con orgoglio e quei suoi capelli bianchissimi e meravigliosamente scarmigliati, che magari, proprio quando lo sono più del solito, ti dice con vanto: “Vedi oggi mi sono regalata il parrucchiere!”.
Da vera artista Cecilia Mangini ha stupito sempre. Fin da quei suoi primi scatti a immortalare la fatica del lavoro nel biancore accecante delle saline di Lipari. Proseguendo tra i ragazzi di vita delle marane romane. Tra le “professioniste del sacro” nella Grecìa salentina che piangono i loro morti. In mezzo alle guerrigliere vietcong in posa coi loro fucili. Nelle fabbriche e nelle campagne dove “essere donne” significa essere sfruttate di più, in barba alle promesse luccicanti del boom economico.
Essere artista l’ha portata e la porta ancora a guardare il mondo da un altro punto di vista, anticonformista, scoprendone luoghi e protagonisti, magari caduti nell’oblio. Come Grazia Deledda, il suo ultimissimo lavoro firmato con Paolo Pisanelli, che della scrittrice premio Nobel ci regala una lettura del tutto inedita, raccontandocela “rivoluzionaria” in un mondo di soli uomini, emanciparsi grazie alla sua arte, alla sua attenzione verso gli ultimi.
Una storia che Cecilia Mangini ha vissuto a sua volta. Affrontandola col suo piglio da combattente che, invece di fotografare il palco con la banda, fotografa il pubblico, quella massa compatta di braccianti e contadini vestiti a festa. Tra i quali non c’è neanche una donna.
Ma c’è lei a raccontarlo. In quello scatto del 1956 a Rutigliano, nella provincia di Bari, la stessa, dove Cecilia ha aperto gli occhi per la prima volta nel 1927 e da dove, già ragazza, è andata per il mondo.
A raccontarlo il mondo, quello degli ultimi, degli sfruttati, degli emarginati, subendo censure e ostracismi (condivisi col suo compagno d’arte e di vita Lino Del Fra) per tanti anni. Fino alla tardiva (ri)scoperta del suo lavoro che l’ha portata anche ad essere attrice, a 91 anni, per il cinema francese.
Con quei suoi bei capelli bianchi e le sue rughe da regina, nei panni di nonna Agathe, piena di argento vivo (come recita il titolo del film di Stéphane Batut) nonostante sia finita all’altromondo per un gatto cadutole in testa. Anticonformista quindi, artista e combattente ancora una volta.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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