L’omaggio al cinema di Sam Mendes. Un dramma elisabettiano nella provincia inglese anni 80
In sala dal 2 marzo (con The Walt Disney Company Italia) “Empire of light” l’ultimo film di Sam Mendes presentato in anteprima all’ultimo TFF. Un omaggio al cinema, arricchito com’è di citazioni, locandine, manifesti, cartelloni e, soprattutto di un’atmosfera che apparteneva alle sale di una volta. Nei panni della bigliettaia una Olivia Colman a dir poco in stato di grazia …
“La vita è uno stato mentale”. È racchiuso in questa frase il senso di Empire of light, il film prodotto da Searchlight Pictures e diretto da Sam Mendes in uscita il 2 marzo, dopo l’anteprima al TFF 40.
Siamo a Margate, città costiera del Kent nel sud dell’Inghilterra, nel corso di un intero anno – il 1981 – che vede alternarsi giornate di pioggia e di neve, di nebbia uggiosa e di sole estivo che invita alle passeggiate sul lungomare e in una spiaggia dal sapore quasi mediterraneo.
Il film si svolge in gran parte all’interno di un cinema, nel salone d’ingresso, nell’ufficio del direttore, nella sala proiezione e in un attico ormai dismesso che una volta fungeva da sala da ballo, con qualche incursione in platea dove si susseguono in quell’anno film come Momenti di gloria, The Blues Brothers e altri indimenticabili.
Senza alcuna intenzione di “spoilerare”, diciamo solo che la scena finale vede la protagonista, la splendida Olivia Colman in una parte scritta appositamente per lei, sedere da sola nella platea sotto una lama di luce, immersa nella visione di Oltre il giardino, il capolavoro di Hal Ashby del 1979 con Peter Sellers in una delle sue ultime interpretazioni.
Quindi il film di Sam Mendes è prima di tutto un omaggio al cinema, arricchito com’è di citazioni, locandine, manifesti, cartelloni e, soprattutto di un’atmosfera che apparteneva ai cinema di una volta. Ma è anche un omaggio alla musica di quegli anni, che fece da colonna sonora alla nostra vita e a quella dei personaggi rappresentati nel film.
A iniziare appunto da Olivia Colman, vicedirettrice ma anche bigliettaia del cinema, fino ai comprimari, gli addetti alle pulizie, quelli che staccano i biglietti all’ingresso, e il direttore, un altezzoso e ambiguo Colin Firth che non è esattamente in sintonia con il suo personale.
Si sente per la verità la mancanza di una figura così radicata nei cinema di una volta com’era la maschera. Ma forse questa è una figura che appartiene più alla tradizione italiana e all’avanspettacolo, in anni in cui l’Inghilterra sperimentava già la multisala mentre da noi i grandi cinema con solo una grande platea e la galleria non conoscevano ancora la crisi.
E poi c’è, appunto il proiezionista, Toby Jones, uno di quei caratteristi che nobilitano la loro professione e i loro ruoli inesorabilmente minori, così legato al proprio lavoro da non concedere quasi a nessuno di entrare nel suo “impero della luce”. Qui il pensiero non può che andare a Nuovo Cinema Paradiso, che a sua volta faceva assurgere il proiezionista e la sua stanza al ruolo di sacerdote e di luogo di culto del cinema.
La routine del lavoro in questo microcosmo ricco di umanità, di gioie e dolori, abitudini inconfessate e segreti da tenere nascosti, viene interrotta con l’arrivo di un giovane di colore, Stephen, chiamato a svolgere la funzione di bigliettaio e poi di aiuto proiezionista. Tra lui, un Michael Ward che fatica a reggere il confronto con un’attrice dalla personalità prorompente come Olivia Colman (Hilary nel film), inizia un rapporto di amicizia e complicità, destinato a trasformarsi presto in una specie di amore. Il fatto è che Hilary ha qualche problema irrisolto di salute mentale. Inoltre siamo in un’epoca, quella della signora Thatcher, in cui il colore della pelle e la promiscuità non sono ben viste, specie in una provincia che ricorda per certi aspetti quella del profondo sud degli Stati Uniti.
Ecco, qui interrompiamo la narrazione per non fare, in questo caso sì, “spoileraggio”. Il film è molto ben scritto dallo stesso Sam Mendes. Ma è soprattutto la prova di Olivia Colman ad agire sull’inconscio dello spettatore, solleticando l’immedesimazione nelle vicende narrate e la tentazione di assecondare quel po’ di melodramma (o psicodramma) funzionale al cinema e alla sua capacità di incantare.
13 Luglio 2016
Il cinema italiano al fianco dei migranti
Appuntamento il 19 luglio al Baobab di Roma, per una giornata di solidarietà,…
25 Aprile 2021
Vitelloni romagnoli nella Romania di Ceausescu. Torna “Est” romanzo di formazione al cinema
In sala dal 26 aprile (con Genoma Film), dopo la distribuzione in streaming,…
Recensione,Dal libro al film,77 Mostra del Cinema di Venezia 2020
16 Dicembre 2021
Cinema Paradiso ai tempi di Mao. Il nuovo Zhang Yimou arriva al cinema
Arriva in sala dal 16 dicembre (per Fenix Entertainment e Europictures) "One…
Recensione,Dal libro al film,16. Festa del Cinema di Roma 2021