Occhio ai sogni di Selma. La poetica apertura cine-letteraria del Festival del cinema tedesco
Apertura d’eccezione per la terza edizione del Festival del cinema tedesco in programma a Roma dal 16 al 19 marzo. Tra realismo magico, poesia e tradizione l’imprevedibile e bizzaro film di Aron Lehmann “Quel che si vede da qui” (Was Man Von Hier Aus SehenKann), tratto dall’omonimo best seller di Mariana Leky pubblicato in Italia da Keller. Una favola contemporanea sullo sfondo di un paesino rurale tedesco …
Inaugura la terza edizione del Festival del cinema tedesco (dal 16 al 19 marzo a Roma), il film Quel che si vede da qui (Was Man Von Hier Aus Sehen Kann) del quarantenne Aron Lehmann, adattamento dall’omonimo bestseller della scrittrice tedesca Mariana Leky (edito da Keller in Italia), che ha venduto oltre 600 mila copie in Germania ed è stato tradotto in 14 lingue.
L’azione si svolge in un remoto villaggio della Germania rurale in un’epoca che potrebbe essere la nostra ma anche quella di mezzo secolo fa e oltre, tanto la realtà sembra cristallizzata in abitudini centenarie, in cibi, abitazioni, mezzi di trasporto e anche personaggi fuori dal tempo.
Protagonista è una donna di mezza età, Selma, che abita in una vecchia casa con la nipote Luise e ha un dono particolare: prevedere la morte di un abitante del villaggio nel giro di 24 ore ogni volta che appare nei suoi sogni un okapi, mammifero africano con le “zampe da zebra, i fianchi da tapiro, il corpo da giraffa color ruggine, gli occhi da capriolo e le orecchie da topo”. L’intero villaggio viene subito informato da un tamtam di voci, e tutti vivono in uno stato di agitazione finché la premonizione si avvera anche nei modi più imprevedibili.
La vita nel villaggio trascorre lentamente e sempre uguale, con alcuni personaggi di contorno – tra cui il meraviglioso cane Alaska – che accompagnano il passaggio di Luise dall’infanzia alla maturità e quello di Selma dalla maturità alla vecchiaia.
In realtà Luise vive appartata da quando l’amico d’infanzia è morto cadendo dal treno antidiluviano che li portava da scuola a casa mentre ripetevano il solito gioco davanti ai radi passeggeri insonnoliti. Un bel giorno, mentre Luise sta cercando nel bosco il cane scomparso, fa irruzione nella sua vita un bizzarro monaco buddista che non solo le farà ritrovare il povero Alaska ma le farà anche conoscere le gioie dell’amore.
Come si intuisce da questa breve descrizione, siamo in una zona vicina al realismo magico, seppure di stampo nordeuropeo. Lo stesso regista, del resto, molto popolare in Germania è noto per le sue commedie satiriche e un po’ surreali. Compresa un’ultima rilettura del tutto personale del Cyrano de Bergerac (The Most Beautiful Girl in the World, 2018). Quel che si vede da qui si avvale soprattutto di una magnifica fotografia che mette in risalto la prova delle due attrici protagoniste, la giovane e promettente Luna Vedler e la veterana Corinna Harfouch.
Inizialmente la storia fatica a prendere una direzione precisa, anzi sembra procedere a tentativi prima di imboccare la strada giusta. Poi, a un certo punto, sembra prendere per mano lo spettatore e trascinarlo da una dimensione onirica e fiabesca a una dimensione poetica, prima di concludersi, per la verità con il più classico dei finali consolatori.
6 Aprile 2020
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