L’Orso d’oro è sulla barca dei folli. Trionfa il grande doc di Nicolas Philibert e c’è anche un po’ d’Italia
A Berlino trionfa Sur l’Adamant, il documentario che racconta la vita sul piccolo bateau parigino, casa ogni giorno di quella umanità varia e dimenticata fatta di chi, per una serie infinita e complessa di ragioni, è in qualche modo ostaggio della propria testa. È dunque il coraggio di Nicolas Philibert, oltre quarant’anni da documentarista, e dei suoi produttori ad essere premiato con l’Orso d’oro, che diventa, come di consueto per Berlino, un premio dal grande valore sociale e civile.
Ci conferma, inoltre, una tendenza, quella volta alla riscoperta della realtà che ci circonda, dopo che anche a Venezia era stato un documentario a vedersi assegnato il primo premio, Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras. Sarà interessante osservare come vorrà porsi Cannes, negli ultimi anni un po’ ingessato nella sua selezione, davanti a queste forti prese di posizione degli altri universi festivalieri europei.
La Berlinale, in ogni caso, ha rispettato la tradizionale attenzione alle tematiche scottanti del mondo. I due premi alle interpretazioni, che già da qualche tempo non sono più assegnati per genere ma solo con la divisione protagonista o non protagonista, sono andati a interpreti di ruoli che chiamano in campo la disforia di genere. Così l’attrice transgender Thea Ehre ha ricevuto il premio per la miglior performance non protagonista in Bis ans Ende der Nacht, mentre la giovanissima Sofía Otero è stata premiata come miglior interprete principale per 20.000 especies de abejas, dove ha interpretato un personaggio nato con il corpo di un bimbo ma con la necessità di essere una bimba.
Sul lato letterario, l’Orso alla miglior sceneggiatura è stato assegnato a Music di Angela Schanelec, variazione del mito di Edipo. Mentre il grande favorito Petzold torna a ricevere un Orso d’argento, in questo caso il Gran Premio. La miglior regia è stata invece quella di Philippe Garrel, che ha ricordato nel suo discorso Alphaville e Jean-Luc Godard. Infine, Premio della giuria al film tutto al femminile Mal Viver, del portoghese João Canijo.
C’è stata gloria anche per l’Italia, si fa per dire. Il premio al miglior contributo artistico è stato per la fotografia di Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, la cui autrice è la maestra francese Hélène Louvart.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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