Addio Andrea Purgatori. Il giornalista che ha insegnato a infrangere i muri di gomma
È morto a settant’anni Andrea Purgatori, stroncato da una malattia fulminante. Per anni giornalista del Corriere della Sera, ha mantenuto l’impegno a far luce sui misteri italiani anche in televisione. A lui si devono tante delle rivelazioni su Ustica. Per il cinema è stato sceneggiatore e anche attore con Guzzanti. Ma soprattutto Presidente delle Giornate degli Autori, a cui va tutta la nostra vicinanza …
Quando una persona ricopre tanti ruoli, di rilievo e non, negli ambiti più disparati, può voler dire solo due cose: o, ahinoi, gode di una nutrita schiera di sponsor nei vari gangli del potere, oppure, semplicemente, è molto bravo. Andrea Purgatori ricadeva nella seconda categoria e morendo a 70 anni il 19 luglio, per una malattia fulminea, si porta dietro molti saluti affettuosi e commossi.
Lo saluta ovviamente il giornalismo italiano, di cui è stato una delle voci più autorevoli. Nel ’76, a ventitré anni (era nato a Roma nel 1953) entra al Corriere, dove rimarrà per oltre vent’anni. Segue le vicende più complesse e dure: il terrorismo internazionale durante gli anni di piombo, la cronaca nera, i delitti di mafia, le guerre in Medioriente e in Nordafrica. Ma a lui spettano anche i dossier più scabrosi come le stragi di Stato e i casi ipermediatici, ad esempio la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Tutti casi che ha seguito con un impegno mai affievolito nel corso degli anni. Soprattutto senza mai arrendersi alle verità di facciata. Ancora negli ultimi mesi, ad Atlantide, la sua trasmissione per La7, era tornato a fare pressione e a raccontare le tante ombre dei rapimenti di Emanuela Orlandi (per cui era apparso a più riprese nel documentario Netflix Vatican Girl) e Mirella Gregori, così come del delitto di via Poma. Una dedizione esemplare, che si è tradotta in risultati di grande impatto. Fu lui, con numerose inchieste, a far emergere importantissime testimonianze sulla strage di Ustica, rivelando l’infondatezza di molte tesi di comodo.
Da Ustica è passata anche la sua prima sceneggiatura, Il muro di gomma diretto da Marco Risi (nelle foto), storia di un giornalista del Corriere (col volto indimenticabile di Corso Salani, anche lui scompaso troppo presto) che indaga sulla strage in cui c’era tanto dell’esperienza personale di Purgatori. Con Risi è tornato poi tre volte a collaborare, per Nel continente nero, Fortapàsc (con Libero De Rienzo, sulla storia di Giancarlo Siani) e Cha Cha Cha. Senza dimenticare le sceneggiature per Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant e L’industriale di Giuliano Montaldo, lucidissima diapositiva della crisi economica. Mentre per la tv ha scritto tra le tante le miniserie Caravaggio, Lo scandalo della Banca Romana e Il Commissario Nardone.
Ma sia sul piccolo che sul grande schermo ha collaborato spesso con il grande amico Corrado Guzzanti. Nella programma cult Il caso Scafroglia Purgatori era la voce fuori campo, che interveniva quasi a moralizzare il conduttore sfasato che cercava senza successo di essere un giornalista d’inchiesta esattamente come lo era lui. Ma anche nel successivo Fascisti su Marte, nato proprio da alcuni sketch per la tv, interpretava il camerata Fecchia, mandato da Mussolini sul pianeta “rosso, bolscevico e traditor”, agli ordini del gerarca Barbagli. Una piccola parte, inoltre, da avvocato di “Mazinga”, l’ha avuta anche nell’intramontabile Boris.
Come ogni giornalista che si rispetti, non ha mai lasciato la penna nel cassetto. Forse per esorcizzare le infinite ricerche all’inseguimento dei depistaggi degli anni insanguinati di cui era cronista, aveva scritto Quattro piccole ostriche, giallo di spionaggio che Harper&Collins ha pubblicato nel 2019. Mentre in più di un caso aveva fatto confluire le sue inchieste e i suoi reportage in saggi dedicati come A un passo dalla guerra (Sperling&Kupfer) o Il bello della rabbia (Baldini&Castoldi), volume di interviste a ribelli del Novecento. Chi scrive semina sempre, sarà per questo che La Strada degli Scrittori, assieme a Coop Culture, ha già annunciato un Premio Purgatori, che verrà assegnato a una giovane leva del giornalismo partecipante al Master di scrittura di Agrigento.
Lavorare con un’etica ferma e con costanza, senza prendersi eccessivamente sul serio e senza mettersi limiti nel proprio campo d’azione è stato il segno della carriera di Purgatori. Non per caso le Giornate degli Autori lo hanno scelto come loro presidente nel 2015, incarnava con precisione lo spirito di una rassegna nata dalle idee indomite di una generazione d’oro del cinema italiano (Citto Maselli ed Emidio Greco in testa), fatta di persone pronte in primo luogo a scherzare tra loro senza mai che una risata scalfisse l’impegno.
Purgatori scompare, ma lascia dietro di sé una scia che può solo essere presa da esempio. L’impegno ecologista (è stato Presidente di Greenpeace Italia fino al 2020), il giornalismo d’inchiesta pronto a mettere in difficoltà il potere, l’approccio alla televisione come strumento di dialogo al servizio di un pubblico che va informato e non intrattenuto. Sono tutte sfide che valgono molto, se non tutto, nel nostro presente. Senza dimenticare l’abilità di ridere di sé e degli altri.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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