Addio Enrico Vaime che ha inventato il varietà tv all’italiana. Amato anche dal cinema



Si è spento domenica 28 marzo al Gemelli di Roma il fuoriclasse del varietà italiano Enrico Vaime, penna brillante e riso nostalgico dell’intrattenimento Rai, che con la sua prolifica fantasia ha reinventato il concetto di autorialità a teatro, in radio, al cinema e in tv tra gli anni Sessanta e Settanta, firmando quasi 200 programmi per il piccolo schermo.

Dopo l’approdo in Rai nel ’60 con un concorso pubblico, il giurista perugino svezza la sua vena satirica con Franco Nebbia e quei testi scritti per il Teatro Cabaret Nebbia Club, firmati dal suo verbo provocatorio sotto lo pseudonimo di “Poppi”; nel ’63 il primo esperimento comico con l’incensurato I piedi al caldo e poi il successo popolare in tv in pieno boom economico con la stesura di Quelli della domenica (1968) e Canzonissima (’68 e ’69) show di soubrette, balletti e sketch scandito dai tempi comici di Walter Chiari e Paolo Panelli, a cui Vaime detta le battute a suon di aforismi e umorismo dissacrante. Si potrebbe dire che l’alfabeto dello spettacolo all’italiana l’ha praticamente inventato lui, scrivendo il tracciato di un’età dell’oro del varietà figlio del teatro nostrano e oggi tristemente rimpiazzato dal circo dei reality show.

Autore di libri – come Amare significa, Tutti possono arricchire tranne i poveri e Le braghe del padrone – non risparmia il tratto inconfondibile della sua penna neppure al cinema, con le sceneggiature di Una sera c’incontrammo (1975), Io tigro, tu tigri, egli tigra (1978) e Il regalo (1982), o in fiction di successo come Un figlio a metà (1992), Italian Restaurant (1994) e Mio figlio ha 70 anni (1999).

Contributo preziosissimo, il suo, anche al musical teatrale firmato insieme ad Italo Terzoli, soprattutto per le commedie di Garinei e Giovannini, come Felicibumta (1975), Anche i bancari hanno un’anima (1979),  La vita comincia ogni mattina (1981) e C’era una volta… Scugnizzi (2002).

E come dimenticare la sua carriera radiofonica, il canale che forse più ha reso giustizia alla sua autorialità ecclettica: l’intrattenimento di gusto intrecciato alla lucida analisi del suo tempo in Black Out, il longevo programma su Radio2 del sabato e della domenica mattina condotto assieme a Luciano Salce, cui seguiranno diverse ospitate su La7 e la sua performance da one man show in S’è fatta notte su Rai1, a dividere il palco solo con Maurizio Costanzo.

Lo ricordano nostalgicamente tutti quelli che dalla sua battuta sagace e dal suo umorismo colto e garbato hanno imparato a far televisione, in quei sabato sera di Rai1 dagli ascolti clamorosi. “Mancherà la leggerezza sapiente densa di contenuti e di cultura, che costituiva il suo modo disincantato ed elegante di guardare alle cose, sempre spingendosi oltre per creare, inventare, innovare. Un grande talento che in anni difficili e decisivi ha trovato in Rai la propria casa, contribuendo a rafforzarla e a farla crescere come Servizio Pubblico nazionale”, lo saluta la Rai.