Addio Patrizia Cavalli. Con le sue poesie “non ha cambiato il mondo” ma i nostri cuori sì


Patrizia Cavalli, una delle più grandi poetesse del nostro tempo, è morta a Roma a 75 anni il 21 giugno.

Nata a Todi nel 1947, poco più che ventenne era approdata a Roma dove aveva conosciuto Elsa Morante che scoprì il suo talento di poeta e della quale custodiva la macchina per scrivere che donò nel 2015 allo Spazio dedicato a Elsa Morante alla Biblioteca Nazionale di Roma.

Famosa per i suoi recital e performance nei teatri, aveva esordito nel 1974 con Le mie poesie non cambieranno il mondo, un titolo indimenticabile, che resta impresso nella memoria, dove scriveva: “Poco di me ricordo/io che a me sempre ho pensato./Mi scompaio/ come l’oggetto troppo a lungo guardato./ Ritornerò a dire/ la mia luminosa scomparsa”.

Poi erano seguite Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992) riunite successivamente nel volume Poesie (1974-1992).

Grande appassionata di teatro come testimonia Sempre aperto teatro (Einaudi 1999), la Cavalli è stata traduttrice di opere come l’Anfitrione di Molière, Salomè di Oscar Wilde. E poi di Sogno di una notte d’estate, La tempesta, Otello e La dodicesima notte riunite nel volume Shakespeare in scena (Nottetempo 2016).

La musica, come si sente nei suoi versi, era nelle sue vene. Dalla collaborazione con la musicista Diana Tejera, era nato nel 2012 Al cuore fa bene far le scale, una raccolta con cd di 11 poesie e canzoni, pubblicata da Voland.

Patrizia Cavalli ci lascia la sua potente voce che, con diversi registri, ha raccontato le nostre ossessioni e paure quotidiane, la ferocia e bellezza dell’amore.