Alle radici dell’odio. Nel Texas di Philipp Meyer che sembra l’America di Trump
È “The Son” la serie tv americana ispirata all’omonimo romanzo di Philipp Meyer che ne è co-ideatore, sceneggiatore e produttore esecutivo. La nascita del Ku Klux Klan e del razzismo, nel Texas violento a cavallo tra Ottocento e Novecento, dove Eli McCullogh (col volto di Pierce Brosnan), boss assoluto del bestiame, sembra un Trump del vecchio West…

Immaginate un ragazzo nel selvaggio e confuso Texas del 1849, da poco neo stato degli Stati Uniti d’America. Un ragazzo le cui madre e sorella vengono violentate e uccise da un gruppo di “sporchi indiani”, Apache e Comanche.
Lui e il fratello vengono rapiti per rimpolpare le fila della banda di nativi (pratica molto in uso tra le nazioni indiane). Il fratello, maggiore e in apparenza fragile e codardo, un giorno si lancia, retorico, in un’invettiva contro la violenza e la libertà, contro i selvaggi e la loro indole violenta.
È così che viene ucciso barbaramente anche se poi i nativi lo seppelliscono con tutti gli onori per il coraggio mostrato durante il vile massacro, onori tributati anche per alienare la maledizione che uno spirito così coraggioso potrebbe portare al suo “aguzzino”.
Il giovane, Eli McCullogh, che rimane in vita viene portato via da una delle due bande.
1915. Il giovane Eli è un anziano signore. Il boss della piccola cittadina. Un allevatore di manzi che ha virato la sua attività verso l’estrazione del petrolio. La “sua” cittadina vede una difficile convivenza tra il ceppo wasp e quello ispano/messicano. Lui, da ex generale sudista, governa a modo suo, violento e privo di scrupoli, il paese. Un vero despota, lo spietato cattle baron (il barone del bestiame) della zona.

Il Texas in generale sta vivendo una forte depressione economica sotto la spinta dei rigurgiti nazionalisti dei messicani, intrecciati alla nascente industria petrolifera, alla crisi della vendita del bestiame, e alla fine dell’epopea del West.
Un momento di grande confusione e di esasperata violenza che si riflette nelle vite di tutti i componenti di uno degli Stati più complessi e variegati dal grande universo a stelle e strisce.
Non andremo avanti con la storia per non togliere suspense e vigore alla visione. Abbiamo anche sin troppo spoilerato, ma era necessario per introdurvi in un mondo che noi europei possiamo capire poco, un mondo che il bravissimo Philipp Meyer racconta in maniera inappuntabile nel libro omonimo (in Italia, Il figlio, Einaudi) da cui è tratta la miniserie The Son, in 10 puntate (ma già è prevista una seconda e terza parte). Per ora programmata solo negli Stati Uniti e in attesa di essere comprata da un network italiano.
Un mondo ricco di contraddizioni e di convivenze quasi impossibili e più che mai d’attualità oggi con l’avvento di Trump. Uno stato chiamato Lone Star State (Stato della stella solitaria) il cui motto è Friendship (amicizia)! Due epitaffi che rimangono solo parole da dare al vento.
Uno stato che vede la più alta concentrazione di morti violente, di vendita di armi, di rigurgiti nazionalisti, di neo movimenti segrezionanisti, di piccole comunità del Ku Klux Klan… etc, etc… Uno stato dove l’amicizia è solo una fantasia creata per le fiabe da raccontare ai neonati per farli addormentare dalla noia. Già dall’asilo, invece, vengono nutriti a bistecche e odio. All’età di 6 anni passano direttamente alle armi automatiche. Un mondo in totale sfacelo in attesa di esplodere definitivamente! Ma che disarmo, qui, oggi come ieri, siamo di fronte alla vera polveriera del mondo.
Attenzione gente, attenzione.
Da non perdere The Son con un Pierce Brosnan leggendario (anche se un po’ troppo giovane per fare un ottantenne) e tutto da leggere il bellissimo romanzo di Meyer che nella serie ha il ruolo di co-ideatore, sceneggiatore e produttore esecutivo.
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