Come ti cucino il cuore in inverno. Vito Zagarrio rilegge Lidia Ravera e arriva al Caravaggio di Roma

Dal 4 al 7 luglio al cinema Caravaggo di Roma “Le seduzioni” di Vito Zagarrio che adatta “Le seduzioni dell’inverno” di Lidia Ravera (Nottempo) di sedici anni fa, firmando anche la sceneggiatura insieme a Nicola Ravera Rafele, figlio della stessa scrittrice. Un thriller dei sentimenti che ruota intorno a un clamoroso inganno ideato da due donne. Ad abboccare è un ometto dal cuore in inverno con un discreto ruolo sociale (nel mondo dell’editoria napoletana) e una vita piuttosto miserabile…

Amélie Daure ne “Le seduzioni”. Foto di Gianni Fiorito

Sedici anni dopo l’uscita in libreria, Le seduzioni dell’inverno (Nottetempo), un giallo psicologico di Lidia Ravera, esce in versione cinematografica. Ad allungare i tempi qualche difficoltà di produzione e forse anche il Covid: il film che vedremo in sala da giovedì 22 febbraio è del 2021.

Come se un karma non proprio amico complicasse la strada di una delle scrittrici e sceneggiatrici più prolifiche del nostro paese. Dei suoi 35 libri solo i primi due Porci con le ali di Paolo Pietrangeli (sconfessato dagli autori del libro) e Ammazzare il tempo di Mimmo Rafele, marito della Ravera, sono diventati film.

Altri progetti, l’adattamento di Piangi pure e una fiction in 10 puntante per seguire la vita dei protagonisti di Porci con le ali a 40 anni di distanza, non sono arrivati in porto.

Il regista Vito Zagarrio, (Un bel dì vedremo, La donna della luna, Tre giorni di anarchia), ha definito il suo film un thriller dei sentimenti.

Finalista al premio Strega del 2008, Le seduzioni dell’inverno è un clamoroso inganno, un gioco crudele ideato da due donne tanto diverse quanto complementari ai danni di un ometto, con un discreto ruolo sociale e una vita piuttosto miserabile. Uno scherzo feroce che riesce così bene, da ferire alla fine tutti i protagonisti.

Una trama succulenta, perfetta da mettere in scena: Stefano è uno che invecchia male, single di mezz’età, dalla casa e la vita intima in parallelo degrado, si sveglia una mattina, circondato da aria, luce e profumo misteriosamente conturbanti. E quando arriva in cucina scopre che all’origine del piacevole risveglio e delle trasformazioni che lo circondano c’è Sophie, una donna attraente, una cameriera, offerta in omaggio dalla ex moglie Sara.

Cosa succede nelle otto settimane e mezzo successive è facile da immaginare, Stefano abbocca alla trappola della seduttrice e si risveglia malconcio. “Fare l’amore”, si ripete il protagonista in preda alla gelosia “è come cucinare, ci vuole un po’ di estro, ma la sostanza è manualità. Lei lo faceva bene, come faceva bene gli arrosti, le torte, le quiche, i brasati”. Ma non finisce qui.

Tra giochi di seduzione, risvegli, colpi di scena si arriva alla sorpresa finale. Anzi alle sorprese: sullo schermo c’è un ribaltone in più.
Dal romanzo al film con tanti punti in comune e ancora più differenze. Dalla collina dell’Aventino, a Roma, si trasloca nel film in una Napoli moderna e lontanissima dagli stereotipi, la musica sullo schermo dilaga.

Il carattere principale, Stefano, più conosciuto come Freezer, Findus o Genepesca dai colleghi, nel suo percorso di scongelamento perde un po’ di comicità, in cambio di un passo più drammatico e lento. Sara e Sophie le due donne artefici del tranello, sullo schermo finiscono quasi sullo sfondo.

Tra gli interpreti: Andrea Renzi è Stefano, Amélie Daure la seducente Sophie, Iaia Forte, l’editrice amica e Marit Nissen, Sara, l’ex moglie. Produzione e distribuzione di Artimagiche e Cavadaliga con la partecipazione di Volcano film e il contributo del Ministero della Cultura, della Regione Campania e dell’Universita di Roma3 dove lo stesso regista è stato a lungo docente. Insieme a Zagarrio ha partecipato alla sceneggiatura anche Nicola Ravera Rafaele, il figlio di Lidia Ravera. Il film dura 104 minuti.