Desplechin, ritratto del regista da giovane
Sotto il segno di James Joyce, il regista francese ritorna col suo Paul Dédalus in “I miei giorni più belli”, affascinante viaggio intimo tra infanzia e adolescenza con Mathieu Amalric, ancora una volta protagonista. In sala dal 22 giugno solo a Roma, Bologna, Parma e Ferrara (per Bim) e sulle piattaforme on demand. Da vedere…
È un ritorno quello di Paul Dédalus nel nuovo film di Arnaud Desplechin, I miei giorni più belli, vincitore per la miglior regia ai Cèsar 2016 (i David francesi).
Il ritorno di un illustre alter ego, prima di tutto. Quello che James Joyce tenne a battesimo in Ritratto dell’artista da giovane (Stephan Dedalus per l’esattezza) accompagnandolo fino al suo capolavoro, l’Ulisse. E che Desplechin prese in prestito nel 1996 in Comment je me suis disputé… ma vie sexuelle, film che fece epoca, che diventò il ritratto di un’intera generazione, alla stregua di La maman et la putain di Jean Eustache per quella dei Settanta, come scrisse allora la critica francese e che rivelò una nuova generazione di interpreti (Emmanuelle Devos, Mariannne Denicourt, Emmanuel Salinger, Marion Cotillard), soprattutto il giovanissimo Mathieu Amalric, nei panni del protagonista, assistente di filosofia tormentato dalla vita e dai suoi amori.
A distanza di vent’anni, dunque, Arnaud Desplechin torna al suo “doppio”, trasformandolo in un antropolgo che attraversa la sua vita a ritroso, affidandosi ad un joysiano “flusso di coscienza” che lo trasporta attraverso la memoria, le emozioni, i ricordi, come suggerisce il titolo francese, Trois souvenirs de ma jeunesse.
Tre fasi della sua esistenza in cui lo vediamo confrontarsi, bambino, col suicidio della madre, poi l’adolescenza in cui torna l’amore per Esther, bella e tormentata anche lei, e poi il trasferimento dalla provincia a Parigi, gli studi universitari e il rapporto con la ragazza che si fa “romanzo epistolare” in cui i due si parlano, leggendo frontali alla telecamera, le loro lettere d’amore e desiderio.
Ma c’è anche un inizio folgorante, da spy story, altra passione dell’autore francese, in cui incontriamo il Paul Dédalus di oggi – Amalric – fermato alla frontiera dopo un viaggio in Tagikistan, spiegare a un funzionario dei servizi segreti francesi il “mistero” di un suo omonimo, ebreo russo, rifugiatoin Israele e morto in Australia. Un doppio perfetto che fa da “detonatore” all’esplosione dei ricordi, in cui Desplachin si immerge, entrando e uscendo dalla storia privata e dall’epoca a cui appartiene (c’è anche la caduta del muro di Berlino), confermandosi un grande narratore dell’animo umano.
Il film in uscita il 22 giugno per la Bim avrà una distribuzione particolare. Sarà in sala, in versione originale coi sottotitoli, soltanto a Roma, Bologna, Parma e Ferrara. E sarà on demand su Chili, Google Play, Infinity, ITunes, Mediaset Premium Play, Timvision e Wuaki.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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