Fenomenologia di Billy Mack. Il Messia natalizio dei (sublimi) perdenti del rock (e non solo)

Anche il più sfegatato Scrooge no-xmas non può esimersi dal coltivare un’insana venerazione per alcuni eroi natalizi dello schermo. Tra questi c’è Lui: l’unico ed irripetibile Billy Mack, interpretato da quel mostro di bravura che è Bill Nighy in Love Actually di Richard Curtis del 2003 (su Netflix). Un evergreen in cui il vecchio divo rock, sfigato ma sbruffone, è il Messia natalizio perfetto per i bulimici da eroi musicali di sotto-sotto-nicchia. In questi nostri tempi deprimenti ai quali non possiamo opporci, Billy Mack ha tutte le caratteristiche per incarnare una carismatica guida spirituale …

Tra le infinite disgrazie che il 2020 ha portato con sé non è possibile trascurare la chiusura dei cinema. Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: questo Natale niente cinepanettone. Ok, è un’opinione personale che nulla aggiunge e nulla toglie al legittimo diritto degli esercenti di fare cassa in epoca di sale vuote, a prescindere dalla pandemia.

Tuttavia anche il più sfegatato e irrecuperabile Scrooge no-xmas che si nasconde a fatica in molti di noi non può esimersi dal coltivare un’insana venerazione per alcuni eroi natalizi dello schermo. Scartato James Stewart e gli allappanti ottimismi che ci ha inflitto Frank Capra, via subito Disney e soci da pomeridiana all’oratorio, si faccia spazio a Lui: l’unico ed irripetibile Billy Mack, interpretato da quel mostro di bravura che è Bill Nighy in Love Actually di Richard Curtis.

Sì, è un film del 2003 e quindi nessuna novità, probabilmente (mi auguro) lo avete visto tutti. Un evergreen. Qui però non si parla del film in sé ma di un’icona, di un feticcio adorato.

Billy Mack, in questa pellicola corale, è il vecchio divo rock che incide un singolo natalizio e quando questo comincia insospettabilmente a vendere, si sbilancia in una promessa: se riuscirà ad arrivare 1° in classifica, comparirà nudo come un verme in tv.

Mack, insomma, è il Messia natalizio perfetto per i bulimici da eroi musicali di sotto-sotto-nicchia o dei rocker decaduti dopo un brevissimo giro di giostra di notorietà, quelli da concerto al pub con cento persone al massimo (centuno sarebbe già imperdonabilmente mainstream, per capirci). Sfigato ma sbruffone, un reduce della Londra punk di fine ’70. Tratteggiato un po’ alla Johnny Rotten dei Pistols o tipo un Captain Sensible dei Damned, ci ricorda tanto qualche nostro amico rimasto un po’ segnato dalle pastigliette dell’epoca.

Quello che ci piace del nostro eroe squattrinato, oltre allo smalto da cazzone, è l’irriducibile vena tardo adolescenziale che gli vieta di prendere il mondo sul serio. Anche se da un minimo di impegno potrebbe dipendere il futuro. Ma quale futuro, poi? Lo slogan punk più noto non era forse no future?

Problemi che non toccano uno fedele a sé stesso come Billy Mack, neanche quando gli si presenta l’occasione per tornare a galla dopo anni di oblio. E infatti lui cosa fa? Accetta di incidere in versione natalizia un pezzo che odia: Love is all around dei Troggs, altro gruppo di metà classifica nei Sixties e proprio per questo (per noi) venerabile, odiato soprattutto perché la cover viene ribattezzata per l’occasione Christmas is All Around.

Ma perché un perdente come Billy Mack ci piace al punto da poterne fare un ideale? Perché in lui vediamo ciò che vorremmo essere, o anche solo perché abbiamo (o vorremmo tanto avere) un amico così adorabilmente sgangherato e inaffidabile del quale in fondo invidiamo il modo col quale attraversa il mondo. La filosofia di Billy è tutta riassunta nell’intervista radiofonica che fa in una scena, per la promozione del disco:

“Che differenza c’è tra il tuo nuovo disco e i tuoi pezzi storici?”
“Andiamo, lo sai meglio di me che questo disco è una cagata. Ma non sarebbe bello se il primo in classifica di questo Natale non fosse un adolescente melenso, ma un vecchio ex eroinomane che cerca di tornare alla ribalta? A Natale tutte quelle giovani popstar se ne staranno a letto nudi con qualche bella passera in bilico sulle palle e io me ne starò in un gretto appartamento con il mio manager Joe, l’uomo più brutto del mondo, reietto e senza un soldo, perché il nostro tentativo del cazzo non è riuscito. Se credete a Babbo Natale, bambini come ci crede il vostro zio Billy, comprate quella cagata puzzolente del mio disco. E godetevi in particolare l’incredibile banalità del momento in cui abbiamo cercato di infilare una sillaba in più nell’ultimo verso”.

E ancora, rivolgendosi ai più giovani: “un bel consiglio per voi da zio Billy: non comprate la droga. Diventate una pop-star, così poi ve la daranno tutti gratis! “.

In questi nostri tempi deprimenti ai quali non possiamo opporci, Billy Mack ha tutte le caratteristiche per incarnare una carismatica guida spirituale. Una volta Mick Jagger, anche lui illuminato da Billy Mack, ha detto: “Un tempo eravamo giovani, belli e stupidi. Ora non siamo più né giovani né belli”. Amen, fratello!