Il balordo e la bambina. Quel “confine incerto” attraversato con coraggio (e poesia) da Isabella Sandri su RaiPlay
Disponibile su RaiPlay “Un confine incerto” l’ultimo film di Isabella Sandri, tra le più originali e coraggiose autrici italiane, nonché firma di punta del cinema del reale. Qui, con tocco leggero e sensibilità tutta femminile affronda un tema scivoloso come la pedopornografia, riuscendo a narrare una storia densa di sfumature e di emozioni non convenzionali. Seguendo il viaggio in camper di un balordo pedofilo e della bambina che ha rapito. Da vedere assolutamente …
Ci vuole coraggio per affrontare in un film il tema delicato e scabroso della pedopornografia. Lo ha saputo fare con tocco leggero e sensibilità tutta femminile la regista Isabella Sandri, che nel film Un confine incerto, presentato al TorinoFilmFest nel 2019 e ora disponibile su RaiPlay, ha narrato una storia densa di sfumature e di emozioni non convenzionali.
È la storia di un balordo e di una bambina che viaggiano insieme in un camper attraversando paesaggi che degradano dalle Alpi e dalle colline della Germania meridionale allo squallore delle periferie urbane della Romania. Lui ha rapito la bambina a una giovane e litigiosa coppia di Ortisei per poterla filmare con improbabili sfondi di mare esotico e farne oggetto di scambio in una rete di pedofili che agiscono impunemente sul web.
Non è un uomo cattivo. Anzi è legato al suo “ostaggio” da un sentimento che somiglia più a uno squilibrato e impossibile amore che a un rapporto di dipendenza o di interesse. Lei non sembra per nulla infelice di condividere con il rapitore un’avventura che all’orrore degli incontri viziosi alterna momenti poetici e di intimità privi di perversione. I due sono seguiti a distanza da un’investigatrice della polizia postale, che al termine di un difficile lavoro di intercettazione riuscirà a scovare i colpevoli e a rimettere le cose a posto. Ma è davvero così?
Il film non risolve questo interrogativo, come lascia intendere già un titolo di per sé eloquente. Il confine incerto non è solo geografico, infatti, ma è anche quello tra bene e male, tra inseguitori e inseguiti, tra redenzione e colpa. Temi non del tutto nuovi, come non è nuova la coppia adulto bambina nello scenario on the road.
Inedito è l’approccio non scontato a un soggetto che al cinema ha prodotto film di impronta manicheistica come Mistic river e Changeling, entrambi di Clint Eastwood, e avventure in coppia adulto bambina dagli esiti più o meno prevedibili: da Alice nelle città di Wim Wenders a Paper Moon di Peter Bogdanovich, entrambi del 1975, fino al recentissimo Notizie dal mondo con Tom Hanks.
Se si escludono i personaggi di contorno, magari un po’ didascalici e in fondo superflui, il film di Isabella Sandri conquista non solo per il modo in cui affronta un argomento difficile, pieno com’è di implicazioni morali e di risvolti legali, senza moralismo né alcuna ombra di giustificazionismo (valga a questo riguardo la citazione di Alexander Langer, di valore universale, sull’arte dell’incontro e della convivenza), ma per la scelta efficace dell’ambientazione, della fotografia e delle musiche originali e non originali, che sottolineano con puntualità luci e ombre di una storia con molte sfumature psicologiche e in perfetta sintonia con il paesaggio esterno.
A dare una mano alla regista, poi, ci sono due attori che aderiscono ai personaggi come Cosmina Stratan (Palma d’oro a Cannes per Oltre le colline), l’investigatrice, e Moisè Curia (noto al pubblico televisivo per la fiction Braccialetti rossi), il rapitore, nonché la piccola esordiente Anna Malfatti che veste il ruolo della bimba perduta con grande naturalezza e – il termine non suoni ambiguo in questo contesto – innata sensualità.
Isabella Sandri si conferma regista e sceneggiatrice (in questo film anche autrice del soggetto e condirettrice della fotografia assieme a Duccio Cimatti) di profonda sensibilità, attenta ai temi sociali e al mondo dell’infanzia. Insieme al compagno Beppe Gaudino, regista del pluripremiato Giro di lune tra terra e mare (1997) qui in veste di produttore, si è fatta conoscere al grande pubblico con, Animali che attraversano la strada (2000), sulla vita ai margini di un’adolescente di periferia, dopo avere esordito con Il Mondo alla rovescia nel 1995 a cui ha fatto seguito Gli spiriti delle mille colline sulla tragedia dei rifugiati Hutu del Rwanda (1997).
Tra i suoi film vanno menzionati I quaderni di Luisa sulla violenza domestica (2001) e La zattera di sabbia (2003) sulla vita dei tuareg (premio speciale della giuria al festival di Torino). Insieme a Gaudino ha coprodotto e co-sceneggiato Per amor vostro (2015), oltre ad aver ha girato film importanti come La casa dei limoni (1999) sui bambini palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila, Maquilas (2004) sulla vita nelle fabbriche di frontiera nel Nord del Messico (Torino, premio speciale giuria, premio Cipputi), Storie d’armi e di piccoli eroi (2008) sugli orfani afgani delle “bombe intelligenti”, e Per questi stretti morire (presentato alla 64a Biennale nel 2010) sulla vita del missionario Alberto Maria De Agostini in Patagonia.
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