“Il cielo brucia” sugli inciampi del giovane scrittore. Il film di Christian Petzold è su RaiPlay

Disponibile su RaiPlay dal 5 ottobre, “Il cielo brucia” di Christian Petzold, Orso d’argento gran premio della giuria alla Berlinale 2023. Una storia tragica e ironica sugli inciampi di un giovane scrittore. Un film magistrale che ci conferma il talento del suo autore. Secondo capitolo di una trilogia ispirata agli elementi naturali, iniziata da Petzold nel 2020 con l’acqua e il film “Undine – Un amore per sempre”, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali. In “Il cielo brucia” è il fuoco l’elemento chiave della storia. …

 

Chi vuole potrà leggerlo come la metafora della crisi climatica, da cui siamo sul punto di venire sommersi senza accorgercene. Chi preferisce, potrà facilmente trovarci altre chiavi simboliche. Ma la verità è che Il cielo brucia di Christian Petzold si regge alla perfezione senza doverci leggere dentro qualcosa di più profondo della sua trama.

Uno scrittore un po’ allo sbando si fa convincere da un amico ad andare nel nord della Germania, in una casa isolata tra i boschi, per lavorare meglio. L’ansia di dover scrivere il secondo romanzo lo sta mangiando vivo, non riesce a concentrarsi. Soprattutto, ogni minima distrazione del mondo esterno lo manda in crisi.

Il film è essenzialmente questo: gli inciampi del suo protagonista sulla via della redenzione letteraria. Il primo inciampo è il suo amico, che ha voglia di divertirsi e non lavorare e basta. Il secondo una donna di grande fascino e leggerezza che si era trasferita nella casa prima che arrivassero i due. Il terzo, l’amante di lei. Sullo sfondo, i continui incendi che devastano la foresta.

Il cielo brucia è un film da manuale per come è costruito, con un equilibrio eccellente di humor e serietà, delle paranoie ben note a chi scrive e del senso di inadeguatezza che chiunque, prima o poi, incontra per la strada. Ed è magistrale perché non si ferma alla commedia, ma narra invece una storia tragica, senza dimenticare l’ironico.

Se alla fine si vuol trovare davvero un messaggio di fondo a questo film, forse quello che si avvicina di più è il monito a non dimenticare il mondo esterno nel momento in cui si prova a reimmaginarlo su una pagina, non foss’altro perché prima o poi il mondo ti viene a prendere e ti restituisce il favore con gli interessi.

Petzold dimostra anche ne Il cielo brucia (in tedesco Roter Himmel che letteralmente significa “cielo rosso”) il suo talento incredibile per la regia, la vera e propria marcia in più del film. Se tutto funziona lo si deve senz’altro a lui, che dirige magnificamente i suoi attori e riesce a ottenere un andamento dinamico ma di forte impatto emotivo.

Nel cast ritroviamo Paula Beer, che con il regista tedesco vinse il premio alla miglior attrice per Undine e che fu protagonista anche di Barbara, nell’anno in cui a Berlino trionfarono i Taviani e Petzold dovette “accontentarsi” del premio alla regia.

L’Orso d’argento, gran premio della giuria è arrivato a fine festival come meritato riconoscimento. La conferma di un grande autore è, in fin dei conti, il massimo che un film come Il cielo brucia potesse donarci.