La fase “boh” del cinema. Ipotesi di ripartenza: dallo smart-set al metodo Soderbergh

Mentre l’Italia inaugura la “fase 2” della lotta alla pandemia, il cinema si interroga sulla ripresa. La Regione Lazio ha annunciato la ripartenza dei set già dal 4 maggio, ma sindacati e associazioni di categoria frenano in attesa di protocolli di sicurezza condivisi. Incerta anche la situazione delle sale, con l’ANEC che spera nella riapertura delle arene a giugno. Intanto parte lo “smart-film” “Il giorno e la notte“, di Daniele Vicari, interamente girato dagli attori (coordinati a distanza) nelle rispettive case. E anche Hollywood studia la ripartenza, con una task-force guidata (non a caso) dal regista di “Contagion” Steven Soderbergh…

Forse andremo davvero a finire come in The Sands of Modesto, parodia (per il Saturday Night Live) di una soap-opera al tempo della convivenza col Covid-19: dove, ad esempio, Daniel Craig e Kate McKinnon si lasciano andare a un bacio appassionato… opportunamente separati da un strato di plexiglas. D’altronde, i dilemmi su quando e come avviare una vera “fase 2” per l’industria cinematografica sono molto seri, e se li stanno ponendo sia in Italia che all’estero.

Da noi fa discutere la ripartenza dei set annunciata dalla Regione Lazio già per il 4 maggio. Il vicepresidente della Giunta, Daniele Leodori ha illustrato, nella conferenza stampa del 2 maggio, le disposizioni di sicurezza che dovranno disciplinare il riavvio delle produzioni cinematografiche: tra le altre cose, presenza di un medico aziendale e misurazione della temperatura durante le riprese, mascherine per tutti e distanza di sicurezza «laddove possibile».

 

 

Ma è più una dichiarazione di intenti che una vera ripartenza. Se dalla SLC CGIL si critica come prematuro l’annuncio, poiché «non sono pronti i Protocolli di Sicurezza» (come ricorda Umberto Carretti, coordinatore nazionale dell’Area Produzione Contenuti Culturali), la presidente dei produttori Anica Francesca Cima ipotizza una ripresa graduale della produzione non prima di giugno: iniziando magari «con la conclusione delle opere che erano già sul set e che sono state interrotte in fase di lavorazione». Queste, tra l’altro, sono le uniche ad avere la certezza di «tornare a lavorare sul set con la stessa copertura assicurativa» (che ancora non escludeva il Covid), come ricordato da Camilla Guglielmotti di Assimovie.

A partire subito con le riprese sarà invece lo “smart-set” del nuovo progetto di Daniele Vicari, Il giorno e la notte, interamente a misura di lockdown. Il film sarà infatti ambientato e girato nelle case degli attori protagonisti, raccontando (nell’arco di 24 ore) le vicissitudini sentimentali, tra ironia e dramma, di singoli e coppie (tali anche nella vita reale) durante una quarantena causata da un attacco batteriologico. Gli interpreti, da soli o con i rispettivi “congiunti”, dovranno curare autonomamente costumi, trucco e riprese, muniti di un kit di supporto (con cellulare ultimo modello e piccola steady-cam), coordinati a distanza dalla troupe dallo stesso regista, che ha già impostato scene e inquadrature.

Parallelamente, resta da sciogliere il nodo della distribuzione. Mario Lorini, presidente dell’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), ipotizza una riapertura delle arene cinematografiche per fine giugno, dichiarandosi invece scettico sui drive-in: «Come fa una persona, dopo mesi di isolamento, ad uscire e a chiudersi in auto? E non dimentichiamoci un’altra cosa: sta arrivando il caldo, le macchine nei drive-in devono rimanere spente, e non ci sarà aria condizionata».

Di sicuro c’è soprattutto il danno economico arrecato finora alle sale: 125 milioni di incassi e circa 20 milioni di biglietti in meno. Così come è un dato di fatto il terreno guadagnato, anche da noi, dalla distribuzione online, con l’ingresso di Netflix in Anica e la distribuzione direttamente on-demand di attesissimi titoli italiani, come Favolacce (dall’11 maggio) dei Fratelli D’Innocenzo (Orso d’argento a Berlino per la sceneggiatura).

Comunque vadano le cose, servirà allora un forte investimento pubblico a sostegno dell’intero sistema cinema: «Fondamentale», ha dichiarato Francesca Cima, «sarà il supporto finanziario necessario per poter ripartire, sia a copertura dei maggiori costi derivanti dallo stesso protocollo di sicurezza e dall’inevitabile allungamento dei tempi di lavorazione, sia attraverso forme di garanzia che scongiurino il default delle imprese nel caso estremo in cui ci fossero nuove interruzioni dovute al contagio». Rispetto alle sale, Lorini confida anche in un rimborso per gli esercenti colpiti dal mancato incasso.

Ma anche la “Mecca del cinema”, Hollywood, inizia a pianificare la ripresa in sicurezza delle attività. L’associazione dei registi DGA ha riunito in questo senso un gruppo di lavoro che sta studiando le possibili misure: dall’uso obbligatorio dei guanti, i turni scaglionati e il divieto di condividere utensili, fino al possibile isolamento dei cast per la durata delle riprese.

Ma l’aspetto più curioso è che a a gestire il gruppo sia stato chiamato Steven Soderbergh, il cui Contagion (2011) ha anticipato con inquietante efficacia la pandemia attuale. A coadiuvarlo, per giunta, tornano i consulenti scientifici (tra cui il virologo Ian Lipkin) che avevano collaborato alla scrittura del film. Più che superarsi a vicenda, realtà e fantasia paiono (ormai) “contaminarsi”.