La forza della provincia. IFA, “la fiera eccezione” della scuola di cinema di Pescara

Intervista a Cristiano Di Felice, direttore e co-fondatore di IFA scuola di cinema di Pescara, che quest’anno compie quindici anni. Considerata tra le migliori cinque d’Italia è una realtà locale dal respiro nazionale. Anzi – spiega il direttore – “la provincia ti spinge ad alzare il collo, guardarti intorno, capire come muoverti, diversamente da chi vive in città”. Una scuola che è anche una casa di produzione con cinque film e oltre quaranta corti all’attivo. Tra cui anche due bookciak. “Una fiera eccezione” partita da zero ed arrivata fino a quindici …

Gianmarco Nepa vincitore di Bookciak, Azione! 2021 con Zerocalcare e Vronica Passeri alle Giornate degli Autori veneziane
Gianmarco Nepa vincitore di Bookciak, Azione! 2021 con Zerocalcare e Vronica Passeri alle Giornate degli Autori veneziane

Una scuola di cinema che è anche una casa di produzione. Con cinque film e oltre quaranta cortometraggi all’attivo. Tra cui anche un vincitore dell’edizione 2021 di Bookciak, Azione! premiato alle Giornate degli Autori da Zerocalcare (This is fine di Gianmarco Nepa). E ancora un premio SIAE e un percorso ricchissimo attraverso festival che, negli anni, ha toccato anche Los Angeles. E la formazione di tanti professionisti molto apprezzati sui set di tutta Italia. Con un riconoscimento su tutti: figura tra le migliori cinque scuole di cinema italiane. Non è, insomma, solo una storia di provincia quella della IFA, scuola di cinema di Pescara. Anche se, poi, a guardar bene, sembrerebbe proprio il suo essere in provincia ad offrire ai suoi studenti una marcia in più.

Lo sostiene con convinzione Cristiano Di Felice, direttore e co-fondatore della scuola: “Pescara è una provincia del cinema, è vero, ma io dico sempre che la provincia forse non è il mondo, ma è un modo di guardare il mondo. Sin da giovanissimi qui c’è la tendenza ad alzare il collo, guardarsi intorno, capire come muoversi. È un atteggiamento che poi, quando arrivi nelle grandi città fa la differenza. Le persone che ci sono cresciute non hanno questa capacità e ti ritrovi con un vantaggio. Succede a molti dei nostri studenti, infatti”.

Nel 2024 IFA compie i suoi primi 15 anni. Ridurre tutto in numeri è sempre miope, ma se pensa a questo tempo qual è il primo numero che le viene in mente?
Paradossalmente, zero. È il numero di quando abbiamo cominciato: zero sistema cinema in Abruzzo, zero fondi pubblici, zero sostegno. Ma da subito investimenti privati e quindi responsabilità che danno stimolo ogni giorno a far bene. Creando anche una connessione col sistema cinema principale grazie alla vicinanza con Roma e quindi un ponte col mondo del lavoro per i nostri studenti. Preservando però tutti i vantaggi della provincia. Arrivare a quindici da zero è un bel viaggio. Dimostra che siamo una scuola che si fonda sulla voglia di esistere.

Questa idea della provincia come spinta in più è condivisa anche dalle ragazze e i ragazzi della scuola?
Sì, anche più di quanto non facesse la mia generazione alla loro età. Sappiamo tutti che città come Roma o Milano hanno sempre produzioni, anche enormi. Ma questi ragazzi hanno capito subito che cominciare da un altro punto ha i suoi vantaggi. In una grande città partono grandi progetti, è vero, ma puoi rimanere schiacciato, specie se sei agli inizi. Qui sei invece portato subito a sviluppare una voce tua, paradossalmente è come se avere meno opportunità ti concedesse più spazio. Per questo IFA è frequentata da ragazzi provenienti da tutta Italia: ci dicono di ritrovarsi con questo progetto e di riconoscere un’identità ben precisa.

Siamo già al secondo paradosso.
È vero, ma sono paradossi che funzionano.

Paradosso vuol dire andare in altre direzioni rispetto agli schemi abituali. Ma anche voi dovete aver uno schema, immagino, un modus operandi. Qual è?
È molto semplice: produciamo. Ci siamo resi conto che l’unico vero modo per valorizzare il lavoro nostro e dei nostri ragazzi era metterci all’opera. Il valore di IFA lo si vede facilmente dai progetti che portiamo in giro per tutta Italia, anzitutto perché se non fossero di qualità non girerebbero proprio. Siamo una casa di produzione che ha all’attivo 40 cortometraggi e 5 film (Non lo so, Bangland, Wrestolove, Carne et Ossa e Sudade), siamo arrivati fino alle Giornate degli Autori a Venezia proprio col Premio Bookciak, Azione! Nel 2021 con This is fine di Gianmarco Nepa e nel 2018 con Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Giuseppe D’Angella e Igor Di Giampaolo. E il nostro percorso per festival è proseguito fino a Los Angeles e abbiamo vinto anche il Premio SIAE nel 2015. Il tutto senza sponde né sostegno, in una regione che solo adesso sta creando la sua Film Commission. Eppure da subito abbiamo creato un canale col contesto nazionale. Questo è il nostro schema: dar spazio ai ragazzi e non fermarci.

Ecco, i ragazzi. Come funziona la selezione degli studenti e la loro formazione?
Ogni anno accogliamo 13 nuovi iscritti. Una classe del corso Cinema Alta Formazione e una di Preformazione Attoriale. Spessissimo si tratta di persone di prima formazione, già questa è un’eccezione, in scuole storiche come il Centro Sperimentale ci si arriva già dopo almeno un minimo di esperienza professionale. La nostra forza è che per i primi anni offriamo una formazione interdisciplinare, solo a cavallo tra secondo e terzo anno lo studente può scegliere di dedicarsi ad un campo specifico. I numeri anche qui ci danno ragione, il 60% dei ragazzi che arrivano, magari, con l’idea di fare regia, a gennaio del primo anno già hanno capito che vogliono percorrere un’altra strada. Per noi è un successo, vuol dire che li abbiamo aiutati a sviluppare un potenziale che loro stessi non avevano riconosciuto.

Giuseppe D’Angella e Igor Di Giampaolo mezione speciale a Bookciak, Azione! 2018 alle Giornate degli Autori veneziane
Giuseppe D’Angella e Igor Di Giampaolo – al centro – mezione speciale a Bookciak, Azione! 2018 alle Giornate degli Autori veneziane

Sono coadiuvati, poi, da un corpo docente di qualità ma potremmo dire rampante. Molti dei vostri insegnanti sono professionisti importanti emersi in anni recenti.
Questa è una delle cose più belle, perché è come se i docenti fossero cresciuti assieme ai ragazzi. IFA si sta muovendo in una direzione di affermazione continua da tutti i lati ed è un grande orgoglio. Conferma, tra l’altro, quello che dicevo prima: chi ha la formazione di provincia ha una marcia in più. Abbiamo iniziato 15 anni fa con Michele D’Attanasio, giusto per fare un esempio, e allora era un giovane direttore della fotografia in ascesa. Sapeva cosa voleva dire la nostra idea perché lui per primo, da abruzzese, è dovuto andare a Bologna per formarsi. Oggi è sempre un nostro docente, ma è anche uno dei direttori della fotografia più riconosciuti e richiesti del settore, con due David di Donatello. Sono crescite che si alimentano a vicenda. E lo stesso vale per altri professionisti che da anni ci supportano.

In quindici anni il cinema ha avuto degli scossoni forti: il digitale, lo streaming. Come ha visto cambiare questo mondo dalla prospettiva della scuola?
Ripeto, la provincia è un modo di guardare. Avere ogni anno un nuovo gruppo ti permette di capire qual è la direzione in cui ci si sta muovendo, ma anche quali sono le contraddizioni. Un esempio: il digitale ha cambiato tutto ma è stata anche una falsa opportunità, la generazione che ci si è trovata in mezzo è stata un po’ sfortunata. Tantissimi si sono buttati sull’autoproduzione, convinti di poter far tutto da soli, qualche anno dopo, poi, hanno riscoperto l’importanza delle scuole. La nostra idea di interdisciplinarietà va nell’altra direzione, devi sapere come funziona tutto e solo dopo scegli a cosa dedicarti. Quella generazione l’abbiamo trovata quasi spaesata, non sapeva che il cinema si facesse così. Ma anche questo è il ruolo di una scuola: aiutare a capire.

Certo. Oltretutto le scuole di cinema sono in continuo aumento, ma l’interdisciplinarietà è rara, si preferiscono corsi specifici.
È vero e io sono convinto sia un errore. Negli ultimi anni abbiamo visto una crescita enorme di corsi, ma non altrettanto di giovani professionisti. Cosa ci dice questo? Secondo me un approccio che evita la visione generale del set ti dà una formazione più debole. Non è ovviamente il caso di scuole di cinema storiche e strutturate, ma come abbiamo già detto lì spesso ci si arriva dopo una gavetta. I nostri ragazzi invece hanno da subito una panoramica su come si lavora sui set e infatti poi, una volta arrivati alla fine del ciclo di studi, iniziano subito a lavorare e sono molto richiesti. Il loro lavoro finale non è mai un corto “da diploma”, ma sempre qualcosa di sensato. E i riconoscimenti arrivano: nel 2021 siamo stati inclusi tra le cinque migliori scuole di cinema d’Italia ricevendo l’invito a partecipare al convegno Insegnare le professioni del cinema allo Spazio Scena di Roma in occasione del decennale della Volonté. Un punto d’orgoglio è stato vedere che eravamo l’unica in un centro urbano medio e senza finanziamenti pubblici. Siamo fieramente un’eccezione.

E per il futuro? Dove vuole andare la IFA?
Prima di tutto aspettiamo l’istituzione definitiva della Film Commission in Abruzzo, che può cambiare molto il nostro ambiente. Il nostro numero iniziale era zero, ma ora c’è un’opportunità, si può valorizzare il territorio della nostra regione con orizzonti importanti. In questi quindici anni abbiamo creato un’ossatura strutturata, ora può esserci un salto di qualità. Per molto tempo gli sbocchi qui sono stati limitati, IFA ha rappresentato una possibilità quasi unica sul territorio. E proprio grazie a questo sappiamo che esiste un grande serbatoio di creatività inespressa, che aspetta solo una possibilità per farsi vedere. È quello il nostro futuro. La nostra storia ci ha dato la certezza che lavorando con determinazione si possono raggiungere grandi traguardi, il nostro obiettivo è continuare su questa strada, crescendo sempre di più.