L’Associazione dei registi indipententi iraniani è a Cannes. Aspettando Mohammad Rasoulof

Il 23 maggio passerà in concorso a Cannes l’atteso ultimo film di Mohammad Rasoulof, “The Seed of the Sacred Fig” che, dopo la sua fuga dall’Iran, potrebbe arrivare al festival. Al momento nulla di ufficiale però. Mentre è presente sulla Croisette  L’Associazione dei Registi Indipendenti Iraniani (IIFMA), nata all’indomani del movimento Donne, vita, libertà. Ormai, infatti, è il cinema “clandestino” iraniano a fare incetta di premi alle rassegne internazionali. Mentre il ministro della cultura di Teheran invoca ritorsioni …

 

 

Ci sarà, non ci sarà? Sono le domande che si rincorrono in questi giorni a Cannes a proposito della presenza di Mohammad Rasoulof, il regista iraniano scappato ad una condanna di otto anni di carcere, il cui ultimo film, The Seed of the Sacred Fig, passerà in concorso il 23 maggio al festival.

Rasoulof ha documentato la sua fuga dall’Iran attraverso un lungo post sui social, accompagnato da un breve video che mostra un suggestivo paesaggio montano innevato con una modesta baita, presumibilmente situata sulle montagne al confine tra Iran e Turchia. Attualmente si trova in Germania, al sicuro, e ha raccontato al The Guardian di aver attraversato il confine a piedi tra le montagne. “La macchina criminale della Repubblica islamica – ha denunciato attraverso i media europei – viola continuamente e sistematicamente i diritti dell’uomo”. Per questo fa appello al cinema mondiale perché venga in aiuto per salvare il suo paese dalla feroce repressione del regime.

Il collega e amico Jafar Panahi, ha condiviso i suoi pensieri su Instagram: “Esprimo sentimenti contrastanti riguardo alla sua fuga. Da una parte mi rallegro nel vedere il mio amico al sicuro, ma dall’altra deploro la perdita culturale per l’Iran. Ho evocato un episodio simile con Amir Naderi, riflettendo sulle potenziali opere cinematografiche che avrebbero potuto essere realizzate in Iran, nutrendo una nostalgica sensazione per i film che non sono mai stati visti e le opere che non sono state realizzate”. Panahi sottolinea come il cinema iraniano, quando si trasferisce all’estero, rischi di perdere la sua originalità e la sua qualità distintiva.

Continuando, Panahi dice che “il dilemma shakespeariano che ogni regista iraniano deve affrontare è: continuare a lavorare nel proprio paese, con il rischio di non ottenere i necessari permessi o, ancor peggio, subire tragici destini come quelli di Dariush Mehrjui (il regista e la moglie sono stati trovati uccisi nella loro casa il 14 ottobre 2023, accoltellati) e Kiumars Pourahmad (che ha messo fine alla propria vita), oppure fuggire all’estero rinunciando alla propria visione artistica. Secondo me, nonostante le minacce del Ministero della Cultura, ciò che rimarrà è proprio il cinema indipendente iraniano, sia entro che oltre i confini geografici dell’Iran.”

Il Ministro della Cultura e della Guida Islamica iraniano, Mohammad Mehdi Esmaeili, dal canto suo ha minacciato di prendere misure contro il film Il seme del fico santo di Rasoulof, definendo “un problema fastidioso la diffusione all’estero di film clandestini”, tale che richiede l’intervento delle autorità.

Panahi e Rasoulof sono due figure di spicco nel panorama del nuovo cinema indipendente iraniano, un movimento che sfida apertamente lil regime rifiutando qualsiasi forma di censura delle proprie opere cinematografiche. Contro ogni censura i registi iraniani hanno scelto la via della disobbedienza civile per esprimere la propria visione artistica. Nonostante i loro film non vengano proiettati in patria, ricevono solidarietà e sostegno all’estero, ospiti dei festival internazionali dove possono far sentire la loro voce e mostrare le loro storie.

L’Associazione dei Registi Indipendenti Iraniani (IIFMA), fondata da un gruppo di autori indipendenti iraniani a seguito della nascita del movimento Donna Vita Libertà, fornisce alcune informazioni, anche se dati e numeri certi non si conoscono a causa della mancata circolazione delle stesse opere. Quest’anno è il secondo anno consecutivo che l’IIFMA è presente a Cannes.

Tra i titoli iraniani più significativi del cinema indipendente è Critical Zone di Ali Ahmadzadeh, vincitore del Pardo d’Oro al 76° Festival di Locarno. Anche in questo caso al regista è stato vietato di lasciare l’Iran per partecipare alla première. Il film racconta la storia di uno spacciatore che, come un moderno profeta, offre sollievo ai suoi clienti. Viene guidato attraverso la città notturna dalla voce femminile del suo sistema di navigazione GPS, che lo avvisa anche di posti di blocco, autovelox e altri pericoli.

È da anni ormai che il cinema undergroud iraniano rappresenta il paese ai festival internazionali, dove non c’è più di fatto quello “ufficiale” , relegato ormai ai margini della scena internazionale.

Secondo il quotidiano Etemaad, infatti, sono stati ben 71 i “film clandestini”, tra documentari, cortometraggi e lungometraggi, inviati per la selezione al festival di Cannes. E tra questi, oltre al già citato titolo di Rasoulof, è stato scelto per la corsa alla Palma d’oro anche The Apprentice di Ali Abbasi, l’acclamato regista di Holy Spider qui alle prese con l’ascesa di un giovanissimo Donal Trump.

Tra gli obiettivi e gli slogan dell’IIFMA ci sono la richiesta di libertà per i prigionieri politici, inclusi registi, artisti e giornalisti, lo stop alla violenza del regime contro le donne, i manifestanti pacifici e i giovani. L’IIFMA cerca solidarietà con la rivolta iraniana, agendo a livello globale, sostenendo i registi indipendenti iraniani sia all’interno che all’esterno del paese e la loro arte, e svelando le tattiche propagandistiche del regime.