Le conseguenze del dolore. Padri violenti in “Familia” premiati alla Mostra

Premiato nella sezione Orizzonti per l’interpretazione del protagonista, Francesco Gheghi in “Familia” di Francesco Costabile, ispirato al memoriale di Luigi Celeste, “Non sarà sempre così” (Piemme). Un padre violento e una moglie e due figli a farne le spese.  Con scivolata di uno di loro nella violenza dei gruppi neofascisti. Francesco Di Leva e Barbara Ronchi nei panni dei genitori …

Non è un errore di battitura, Francesco Costabile ha scelto di togliere una lettera al titolo del suo film, Familia, come in spagnolo. O, più propriamente, come in latino. Perché quella che voleva raccontare era una storia di pater familias, padri famiglia che diventano padri padroni, e di come freudianamente bisogna sopprimerli per poter andare avanti.

O almeno, questo era l’intento. Assieme a quello, più lodevole ma non per questo più riuscito, di sottolineare come lo Stato sia ancora terribilmente lontano dal poter fornire un’assistenza e una protezione adeguata alle famiglie vittima di un padre violento. Nella sezione Orizzonti di Venezia 81, il concorso parallelo dedicato ai nuovi sguardi, Familia è in gara, e per Costabile è la prima volta al Lido, dopo che il suo esordio in lungo, Una femmina (tratto da Lirio Abbate), era stato selezionato alla Berlinale nella sezione Panorama.

Il suo film lo ha tratto dal memoriale di Luigi Celeste, scritto dal carcere e pubblicato da Piemme con il titolo Non sarà sempre così. Ed è infatti il punto di vista dell’autore che ci racconta, sin da subito nascosto assieme al fratello per non sentire le urla di dolore della madre, massacrata di botte dal padre, finito poi in carcere. Il suo ritorno a pena scontata è la molla che dà il via al trauma, la separazione da entrambi i genitori.

Qui il film ci mostra uno dei suoi aspetti più interessanti, cioè la radicalizzazione di un ragazzo che si sente legittimamente preso a calci dalla vita. È un tema su cui la Mostra del Cinema si è rivelata particolarmente attenta, come dimostra la presenza in concorso di Jouer avec le feu di Delphine e Muriel Coulin, con un soggetto simile e letterario anch’esso.

La scelta di diventare un militante neofascista, però, in Costabile è meno marcata nelle sue implicazioni. Se non in una, l’inizio delle risse, prevedibilmente sfociata in tragedia, cioè con una coltellata e l’ingresso in carcere del protagonista. Non c’è una problematizzazione del neofascismo o di quello che comporta, sembra quasi che tra essere di estrema destra o sinistra la differenza sia che nel primo caso la coltellata la dai, nel secondo la prendi.

Il cast in ogni caso si impegna, con successo, a rendere la tensione del piccolo appartamento, in cui a più riprese il padre, Francesco Di Leva, rientra con il benestare incerto della madre, Barbara Ronchi. Non ci risparmia la violenza, anche se quello che ci mostra è in fin dei conti un violento banalizzato, ben recitato ma stereotipato.

Il libro partiva invece da un altro momento, cioè dal secondo ingresso in carcere di Celeste, dopo che, in un ribaltamento dei ruoli, ha ucciso il padre per evitare che possa far ancora del male a sua madre o al resto della famiglia. Tra le pagine c’è la storia di una consapevolezza e di un’elaborazione del gesto, tutto ciò che nel film invece, ahinoi, viene a mancare.

Familia è prodotto in associazione con Prime Video, probabilmente è la piattaforma la sua destinazione principale, una tendenza a cui si stanno uniformando molte delle produzioni medio-piccole italiane. Il pubblico dello streaming è forse ancor più imprevedibile di quello delle sale, e allora chissà, magari lì potrebbe trovar fortuna. E intanto l’ha già trovata alla Mostra del Cinema col premio per  il miglior attore di Orizzonti al giovane Francesco Gheghi.