Le proteste dei lavoratori dello spettacolo. Nel giorno che avrebbe dovuto segnare la ripartenza

 



Teatri (il Piccolo di Milano) e ponti (l’Umberto I a Torino, della Libertà a Venezia) occupati. Manifestazioni dal Nord al Sud Italia. Il 27 marzo giornata mondiale del teatro, che sarebbe dovuta essere la data della ripartenza dei teatri e cinema italiani, si è trasformata, invece, in un grido d’allarme, in un giorno di protesta di tutti i lavoratori dello spettacolo: tecnici, macchinisti, attori, sarti, registi, scenografi e studenti delle accademie.

L’intero mondo dello spettacolo messo in ginocchio da oltre un anno di stop legato alla pandemia chiede a gran voce alle itituzioni la riapertura dei luoghi della cultura e “segnali concreti”  per “diventare il primo punto dell’agenda politica”.

È un effetto devastante quello provocato dal Covid sul settore dello spettacolo dal vivo e lo testimoniano i numeri illustrati dal presidente Agis, Carlo Fontana: nel 2020 le perdite sono state di 583 milioni di euro; le imprese della cultura inoltre nell’anno della pandemia hanno registrato un calo del 76,7% degli incassi, con una flessione dell’80% per quanto riguarda gli ingressi, che sono passati dai quasi 31 milioni di persone del 2019 ai 6,2 milioni del 2020 legati principalmente agli spettacoli all’aperto della stagione estiva.

Il ministro Franceschini – sua l’idea di riaprire cinema e teatri il 27 marzo – invece rassicura, assicurando che gli “aiuti” al settore continueranno, mentre sono tanti tantissimi i lavoratori che garantiscono di non aver ancora ricevuto nessun “ristoro”.

A Bolzano, intanto, il teatro Stabile dà segnale di ripartenza con una rassegna che si svolgerà all’aperto e che comprende più di 100 appuntamenti gratuiti tra città e provincia, “Fuori! Il Teatro fuori dal Teatro”.