Il libro che ha stregato Tom Ford
È “Tony & Susan” dell’americano Austin Wright, scomparso nel 2003. Due storie parallele tra violenza estrema e fallimenti personali che passano in rassegna tutti gli stereotipi americani, rimanendo scollate fra loro. Ma il romanzo è piaciuto al regista- stilista Tom Ford che l’ha portato a Venezia 73 col titolo “Nocturnal animals” ed ha ha vinto il Gran premio della giuria. Nelle sale dal 17 novembre…
Risale al 1993 il libro Tony & Susan di Austin Wright, tradotto in italiano da Laura Noulian per Adelphi che lo ha pubblicato nel 2011. Il libro è costituito da due storie parallele, una delle quali ha dato il titolo al film di Tom Ford in concorso a Venezia 2016, Nocturnal animals.
Gli animali notturni del caso sono tre balordi che girovagano per le autostrade della Pennsylvania provocando gli automobilisti per il puro piacere di farlo. Quando la loro strada si incrocia con quella del professore di matematica Tony Hastings, diretto con la sua famiglia nella casa di vacanze del Maine dopo avere deciso di viaggiare tutta la notte, il gioco – una sfida in auto che ricorda tanto Duel di Spielberg e altri film di genere (ad esempio The Hitcher), dove l’autostrada americana diventa protagonista con i suoi personaggi, le immagini archetipiche (i motel, le pompe di benzina, i lunghi rettilinei deserti) e le paure ancestrali – prende loro la mano. La moglie e la figlia saranno separate da Tony, condotte in una roulotte, prima di essere violentate e uccise. Tony sarà abbandonato in un posto isolato nel bosco, in piena notte, e sarà costretto a girare alla cieca fino al mattino seguente prima di poter chiedere aiuto.
Da qui ha inizio una vicenda intrisa di stereotipi americani, che sembra scritta apposta per una sceneggiatura che quasi sorprende vedere tradotta per lo schermo così tardivamente. Abbiamo il desiderio di vendetta e la fuga, l’inseguimento e la cattura, la voglia di farsi giustizia da sé e lo scontro di caratteri opposti e speculari, quello del capo dei balordi e quello del poliziotto Bobby Andes in particolare, con Tony Hastings costretto a fare da testimone e poi, suo malgrado, da protagonista della sfida finale.
Il libro si sforza di scavare nelle psicologie dei personaggi, sui loro trascorsi e sui loro scheletri nell’armadio, e anche sugli effetti di una violenza estrema come quella subita da Tony sulla vita di una persona normale. Ma il risultato finale non è del tutto soddisfacente. Anche perché la storia, come accennato, è accompagnata da una vicenda parallela che ha come protagonista la Susan del titolo, alla quale l’ex marito aspirante scrittore invia il manoscritto di Nocturnal Animals, con l’intento esplicito di essere giudicato da chi conosce i suoi trascorsi fallimentari come scrittore, e quello sottinteso di coinvolgerla in modo quasi subliminale.
In realtà questo doppio registro avrebbe senso se le due vicende finissero per intrecciarsi, ma ciò avviene solo in parte e sempre con un’impressione di forzatura nei misteriosi rimandi alle vite precedenti e al fallimento del loro matrimonio.
Alla fine Susan prende sì coscienza che il suo secondo matrimonio è anch’esso destinato a fallire, ma non convince del tutto il modo in cui la vicenda narrata nel libro contribuisca a illuminarle la mente e perché questo abbia alla fine tanta importanza. Forse sarebbe servita una maggiore compenetrazione tra le due storie, chissà. Ed è probabile che il film abbia scelto di concentrarsi decisamente su una sola delle due storie, considerando che quella di Tony è decisamente più cinematografica. A meno che la sceneggiatura sia stata in grado di individuare l’anello mancante che avrebbe fatto fare al libro un salto di qualità.
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