Madame Bovary a processo. Su Arte la perscuzione contro la sovversiva eroina di Gustave Flaubert

In onda su Arte, fino al 24 gennaio, Madame Bovary a processo di Audrey Gordon. Appassionato documentario che ripercorre lo scandalo intorno al capolavoro di Gustave Flaubert finito sul banco degli imputati, nel 1857, per oltraggio alla morale a causa della sua eroina Emma, che da moglie infedele aveva dato una spallata all’ordine patriarcale e alla morale dell’epoca. Pochi mesi dopo lo stesso procuratore avrebbe portato in tribunale anche un giovane Charles Baudelaire …

MADAME BOVARY, Jean-Francois Balmer, Isabelle Huppert, 1991

 

Fu giudicata scandalosa fino all’ultimo respiro, per i debiti, gli adulteri, il temperamento: l’”impalpabile” Emma Bovary – come la definisce Arte Tv in apertura della puntata che dedica al romanzo-scandalo del maestro del realismo francese Gustave Flaubert (1821 – 1880) e in onda fino al 24 gennaio della serie I romanzi dello scandalo – disorienta la corte per la sua modernità ma vince, anche in Tribunale.

L’autore di Madame Bovary (apparso dal 1 ottobre al 15 dicembre 1856 nella “Revue de Paris”), Flaubert, fu convocato davanti al Tribunale correzionale di Parigi il 29 gennaio del 1857 per l’avvio del processo a suo carico con l’accusa di “oltraggio alla moralità pubblica e religiosa e al buoncostume”. Aveva scritto al fratello il giorno precedente: “Non attendo alcuna giustizia, andrò in prigione, non chiederò alcuna grazia, che mi disonorerebbe”.

Viene ora il documentario di Audrey Gordon, Madame Bovary a processo, a ripercorrere la vicenda dello scandalo che dette una spallata all’ordine conservatore e al pudore patriarcale dell’epoca. Madame Bovary avrebbe di lì a poco conquistato l’immortalità.

La protagonista Emma ha attraversato le epoche e i continenti con la stessa passione e rabbia di vivere ed è una delle eroine più amate della letteratura e più rappresentate al mondo, tradotta quasi un migliaio di volte e ancora oggi, dopo più di un secolo e mezzo, la sua storia di “bella del desiderio”, “fiammeggiante e disperata”, affascina tutti i lettori.

La giovane Emma, moglie dell’insipido medico della provincia normanna – terra d’origine dell’autore, nato a Rouen – Charles Bovary, è cresciuta leggendo romanzi sentimentali i cui protagonisti, oltre a vivere grandi avventure mondane, sono soggetti a passioni e amori senza pari: Emma avverte pertanto un senso di contrasto fra i sogni letterari e la realtà della noiosa vita di provincia in cui si trova relegata; inoltre per Charles non prova né trasporto né alcun tipo di passione e questo, insieme al mancato coronamento dei suoi sogni d’amore che le letture dei romanzi le avevano suscitato, la conduce uno stato di profondo malessere psicologico.

Immorale la bella Emma? Ha il torto di aspirare alla vita appassionata narrata nelle sue letture. In un primo momento cerca sollievo negli oggetti di lusso, spende molto per tenersi al passo con le mode del tempo e si indebita, ma il suo umore va sempre peggiorando. Passa allora all’adulterio, in seguito alla nascita della figlia Berthe: prima con un giovane studente di giurisprudenza, poi con un ricco e fascinoso proprietario terriero. Entrambi si stancano presto di Emma, delle sue fantasticherie e di saldare i suoi debiti con gli usurai. Ormai disperata e senza più una ragione per vivere, ruba dell’arsenico in una farmacia e si suicida.

La storia appare banale, e Flaubert avrebbe potuto redigere un melodramma, ma ha preferito raccontare, non senza ironia, il destino di una donna che “come una mosca, va a sbattere contro un orizzonte troppo angusto”. Dov’è il male?
Vi si descrivevano per la prima volta, da una prospettiva maschile, emozioni e paradossi della femminilità, dall’interno dell’animo della protagonista. Una donna che è anche “vittima di una società di uomini, ma che non si comporta come tale”, come precisò l’attrice Isabelle Huppert che nel 1991 l’incarnò sul grande schermo (Madame Bovary di Claude Chabrol), in una delle tante trasposizioni cinematografiche tratte dal romanzo omonimo di Gustave Flaubert.; vittima del matrimonio, dell’adulterio, dei debiti, del desiderio, nonostante si fosse creata “un mondo meraviglioso, dove tutto sarebbe passione, estasi, delirio”.

Essenzialmente si riteneva che la narrazione e, soprattutto, il personaggio di Emma Bovary conducessero il pubblico femminile alla devianza e all’adulterio. Per l’accusa l’agguerrito procuratore Ernest Pinard ribadì più volte nel corso delle udienze il “colore lussurioso” del romanzo di Flaubert, il quale aveva descritto un adulterio che costituiva “un’offesa all’arte e al pudore”; e l’epilogo che conduceva la donna al suicidio veniva ritenuta “un oltraggio alla morale cristiana”. Pochi mesi dopo lo stesso Pinard avrebbe chiamato alla sbarra un giovane Charles Baudelaire, autore di I fiori del Male, capolavoro poetico altro futuro monumento della letteratura francese per “insulto alla morale pubblica”.

A Flaubert rimproverava di avere magnificato l’adulterio e svilito la religione “con il tono lussurioso in cui Emma si confessa, riceve la comunione e l’estrema unzione”. A suo avviso, nonostante le sofferenze della protagonista, il romanzo era immorale, poiché l’eroina “muore in tutto il prestigio della sua giovinezza e della sua bellezza”, senza che nessuno “sia riuscito a farle abbassare la testa”. Solo la morale cristiana avrebbe potuto avere la meglio sull’adulterio, questo “crimine per la famiglia”, che l’autore non condanna mai apertamente, e sul suicidio, “espressione dell’incredulità”.

Riteneva particolarmente sconvolgente la descrizione sensuale della moribonda che riceve l’estrema unzione: “Depose sul crocefisso con tutta la forza che le rimaneva il più grande bacio d’amore che avesse mai dato”, e anche il fatto che mentre la protagonista agonizzava un passante intonasse per caso un ritornello birichino. Conclusione: Flaubert va punito.

L’avvocato dello scrittore, a sua volta, tentò in un’arringa di ben quattro ore di dimostrare che il colpevole andava ricercato nell’”educazione impartita a una donna al disopra della sua condizione”, incoraggiata a sognare più che ad affrontare la vita. Il 7 febbraio 1857, inaspettatamente, Flaubert fu assolto e gli vennero rimborsate le spese processuali. La Chiesa, invece, non perdonò: Madame Bovary fu messo all’Indice nel 1864.
Ma Flaubert continuò per la sua strada, pubblicando nel 1869 L’educazione sentimentale, altra storia di passione, che attraverso il cuore narra dei grandi nodi dell’esistenza. In una lettera del suo sterminato, appassionante epistolario, confessò senza mezzi termini: “L’amore è stato il soggetto di riflessione della mia vita. Io sono un romantico, ne porto il marchio al collo”.