Nella stanza dei figli. La dissoluzione di una coppia nella “Storia di una notte”

In sala dal 27 febbraio (per Piper Film) “Storia di una notte” di Paolo Costella dal romanzo di Angelo Mellone, “Nelle migliori famiglie” (Mondadori). Un dramma familiare attraverso due eventi traumatici che portano alla dissoluzione di una coppia. Un “due camere e cucina” che Anna Foglietta e Giuseppe Battiston rendono perfettamente nell’interpretare la claustrofobia di un rapporto in crisi, dove l’incomunicabilità, i non detti e anche i detti con rancore, ne sono contemporaneamente la causa e l’effetto…

Come recita il noto incipit di Anna Karenina, “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”, le parole di Tolstoj, allo stesso modo, sembrano calzare perfettamente per la famiglia di famiglia di Piero ed Elisabetta, così come viene raccontata in Storia di una notte.

Dopo una consolidata carriera come sceneggiatore e regista di commedie Paolo Costella si misura con un dramma familiare tratto dal romanzo Nelle migliori famiglie di Angelo Mellone (Mondadori, 2021). Il film, prodotto da Tramp Limited e Rai Cinema è passato alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Grand Public, arriva nelle sale il 27 febbraio distribuito da Piper Film.

Il libro aspira al grande affresco: parla d’amore e separazioni, di legami; parla di famiglia come luogo degli affetti più profondi e di come, quando frana, si tira dietro tutto il resto. Non solo e non solo a cornice, mostra le vanità: il potere, gli ambienti intellettuali, il sesso, il denaro, il successo. E infine, quella raccontata da Mellone, è (qui si potrebbe azzardare un “soprattutto”) un racconto sulla Roma altoborghese descritta dall’interno.

Nel passaggio dalla pagina allo schermo la sceneggiatura a quattro mani di Tania Pedroni e dello stesso Paolo Costella sfronda drasticamente la storia di Piero ed Elisabetta per delimitare e concentrare l’osservazione sulla coppia e il suo dissolversi.
Storia di una notte è il racconto di un lutto e del disperato tentativo della sua elaborazione. La morte del primogenito Flavio (Massimiliano Caiazzo), investito da un pirata della strada, manda in pezzi la vita di Piero (Giuseppe Battiston) ed Elisabetta (Anna Foglietta) precipitati nelle profondità del dolore più devastante per un genitore, la perdita di un figlio.

L’evento manda in frantumi una famiglia dove era palpabile e autentico il clima di amore e spensieratezza. Amore che abbracciava reciprocamente tutti i membri della famiglia, Piero, Elisabetta, Flavio e i due figli minori, Denis e Sara (Biagio Venditti e Giulietta Rebeggiani). La storia non indugia su quel momento ma sceglie di fare un balzo temporale portandoci a Cortina, dopo due anni dalla morte di Flavio, dove la famiglia si trova, come da tradizione, a trascorrere le vacanze di Natale nella casa dei nonni materni.

A causa di un grave incidente sulle piste di sci capitato a Denis, il secondogenito, deve essere operato d’urgenza alla spina dorsale per scongiurare il rischio di una paralisi. È proprio quella la notte del titolo, è quella durante la quale Piero ed Elisabetta attendono gli esiti dell’intervento ma è anche la notte nella quale i due, anche a seguito del nuovo accanimento del fato, hanno modo di parlarsi.
In breve, se Angelo Mellone usa un grandangolo, Paolo Costella sceglie il microscopio dell’entomologo.

La scelta a sottrazione voluta dalla sceneggiatura risulta encomiabile perché mette in scena un tema più esplicitamente universale solo scegliendo di uscire dai confini romani della storia letteraria e di lavorare consapevolmente sulle vicinanze, dichiarate dallo stesso Costella, tra la storia raccontata da Mellone e quelle de L’anno del pensiero magico di Joan Didion (Il Saggiatore, 2021). Anche la scrittrice americana, nel saggio vincitore del National Book Award nel 2005, analogamente, racconta di un doppio dolore attraverso il quale se ne ricava la stessa sensazione: l’immedesimazione. L’identificazione dello spettatore (o del lettore) con chi ha vissuto una perdita intollerabile e nuovamente si vede obbligato ad affrontare un drammatico evento che costringe ad intraprendere una dolorosa ma necessaria elaborazione del lutto.

Storia di una notte è un “due camere e cucina” che Foglietta e Battiston rendono perfettamente nell’interpretare la claustrofobia di un rapporto messo in crisi dagli eventi più traumatici, dove l’incomunicabilità, i non detti e anche i detti con rancore, ne sono contemporaneamente la causa e l’effetto.