Ricordi “sgangherati” di un cronista. “L’Italia agli Oscar” di Steve Della Casa e Vincenzo Mollica
Presentato a Roma il libro, “L’Italia agli Oscar. Racconto di un cronista” (Edizioni Sabinae, 2019, in collaborazione con l’Istituto Luce), di Steve Della Casa e Vincenzo Mollica. Di quest’ultimo, il volume raccoglie le testimonianze, dirette e indirette, sulle partecipazioni di artisti italiani alle cerimonie dell’Academy. Da Fellini a Benigni a Sorrentino, passando per Antonioni e Troisi, il libro è una finestra sul rapporto tra Italia e Hollywood, con tanti aneddoti sul prima e il dopo le “notti magiche” del nostro cinema…
«È qui che c’è questa cosa per Morriconi?», domanda, in un italiano un po’ incerto, Clint Eastwood presentandosi a una cena di festeggiamento per l’Oscar alla carriera di Ennio Morricone, cui di lì a poco proprio l’attore-regista consegnerà l’importante riconoscimento. Era il 2007 e questo è solo uno dei tanti aneddoti narrati ne L’Italia agli Oscar. Racconto di un cronista (Edizioni Sabinae, 2019), libro scritto a quattro mani dal critico cinematografico Steve Della Casa e da Vincenzo Mollica, storico volto del Tg1, sulle cui testimonianze (direttamente vissute o raccolte) è basato il volume, presentato a Roma il 16 gennaio.
Si tratta di un viaggio attraverso le partecipazioni di artisti e lavoratori nostrani alla cerimonia degli Oscar, ovvero la più grande «liturgia» (per dirla con Mollica) di quell’«immensa cattedrale che è il cinema»: ed è una liturgia spietata, perché solo ai vincitori spetterà il paradiso, mentre i nominati dovranno accontentarsi di «una specie di purgatorio», e per tutti gli altri non resta che «l’inferno». Che tuttavia, chiosa il giornalista, è anche il «posto più ricco di storie». E di storie ce ne sono molte in questo racconto, le cui tappe fondamentali riguardano le annate cui Mollica ha assistito di persona, cominciando da quella «prima volta, con Tornatore» e il suo Nuovo Cinema Paradiso nel 1990.
Ma lo sguardo e il ricordo si estendono a trecentosessanta gradi e, come i brani di una lunga conversazione, gli episodi chiave delle pagine scritte si aprono a divagazioni, richiamando momenti (e riconoscimenti) antecedenti all’ultimo trentennio, e proiettandosi spesso oltre le specifiche coordinate dei tanti Oscar.
Impossibile, ad esempio, parlare del premio alla carriera per Federico Fellini (nel 1993), con quella «specie di trono» sul quale lo fecero sedere («I colleghi, da Steven Spielberg in giù, venivano a rendergli omaggio, a baciargli la mano»), senza tornare, ancora più indietro, ai passati trionfi del regista presso l’Academy, da La strada a 8 ½.
Allo stesso modo, l’immagine dell’autore che, dopo la cerimonia, cammina sottobraccio con Sophia Loren, riporta alla mente la collaborazione mancata tra i due per il progetto non realizzato Storie di Anita (da cui poi nascerà il Viaggio con Anita di Monicelli, con Goldie Hawn).
Altrettanto trasversale alle epoche è il corposo apparato di fotografie (dall’Archivio Storico Luce) che arricchisce il volume: tra queste, la scelta per la copertina è caduta su Anna Magnani, perché, sottolinea Della Casa, «ci sembrava particolarmente bella» data la straordinaria capacità di «Nannarella» di essere «ieratica in modo popolare».
Durante la presentazione, Mollica ringrazia il suo “complice” di scrittura per aver «dato forma» (con la collaborazione di Carolina Taricano) a quelli che, con ironia, definisce «ricordi sgangherati», quindi si sofferma su alcuni di essi, da cui spesso emerge il lato più umano, ora divertente ora toccante, degli autori e delle star (non solo) nazionali.
C’è quel «fuck off» bisbigliato a sorpresa da un già malato e silenzioso Michelangelo Antonioni ai danni dello “sbruffone” Jack Nicholson, durante la cena prima dell’Oscar alla carriera (1995) per il regista.
Ma c’è anche Massimo Troisi, in un ristorante italiano di Los Angeles, durante la progettazione di quel Postino (1996) che gli sarebbe valso la nomination postuma a miglior protagonista maschile: all’ingresso di Al Pacino nel locale, l’attore napoletano commenta spontaneo al cronista il suo disappunto per la statura del collega americano («Sarà anche Al Pacino, ma è curtu!»).
Parlando di Oscar mai assegnati che avrebbe voluto raccontare o a cui vorrebbe assistere, il giornalista fa i nomi di Marcello Mastroianni, Ermanno Olmi, Giancarlo Giannini e, soprattutto, Nanni Moretti: «Vorrei vedere che combina su quel palcoscenico».
Invece, alla domanda su quale Oscar lo abbia più emozionato, Mollica cita l’«uragano» Roberto Benigni (per La vita è bella, nel 1998), il quale (si racconta nel libro) dopo la cerimonia, nel padiglione dei giornalisti televisivi, riserva all’inviato del TG1 un grido d’esultanza ad personam: «Vincenzone! Mollicone! Abbiamo vinto!».
E però il «ricordo più bello» legato agli Oscar, confessa il “cronista impressionista” nel libro, riguarda la creazione del personaggio di Vincenzo Paperica, vero e proprio alter ego di Mollica per il mondo di Paperino, nato da un disegno omaggio di Andrea Pazienza (dopo una rissa di quest’ultimo con Gino Paoli) e poi trasportato da Giorgio Cavazzano nella sua prima avventura a fumetti: dove, neanche a dirlo, si aggira per la notte degli Oscar in cerca di celebrità.
«La storia del cinema italiano è anche la storia del suo continuo confronto con il cinema americano», ricorda Della Casa nell’introduzione al libro. L’Italia agli Oscar ci parla di questo confronto, in entrambe le lingue (ogni brano ha la sua traduzione in inglese) e da entrambi i punti di vista: quello dell’Italia rispetto a Hollywood e quello della “Mecca del cinema” rispetto a noi.
E, in quest’ultimo caso, ci tiene a sottolineare Mollica alla fine dell’incontro, al di là di qualsiasi delusione del momento (pensiamo, quest’anno, alla mancata nomination per Il traditore), il nostro cinema è sempre stato guardato «con grande rispetto, festa, ammirazione», ieri come oggi.
Seduti in sala, a conferma dell’affetto per il celebre inviato del Tg1 (appena incoronato dal Premio Bianchi) da Francesco De Gregori a Silvano Agosti, oltre al presidente dell’Istituto Luce Cinecittà Roberto Cicutto (che nell’introdurre l’incontro ha annunciato l’accordo tra l’Istituto e l’Academy of Motion Pictures) e a Francesca Fabbri Fellini, nipote dell’autore de La dolce vita di cui, come ormai tutti sanno, si festeggia quest’anno il centenario dalla nascita.
Emanuele Bucci
Libero scrittore, autore del romanzo "I Peccatori" (2015), divulgatore di cinema, letteratura e altra creatività.
26 Settembre 2016
Con Fuocoammare l’Italia corre per l’Oscar
È il documentario di Gianfranco Rosi, già vincitore dell'Orso d'oro, a…
27 Settembre 2016
L’Italia della crisi in via della Povertà
Passato in concorso alla Settimana della critica veneziana, arriva in sala dal…
30 Gennaio 2017
Il cinema iraniano da Oscar boicotta gli Oscar. Contro Trump
Il regista iraniano premio Oscar Asghar Farhadi e l'attrice protagonista del…