Ognuno ha la sua croce, Petrunya quella della libertà. Il film (femminista) da non perdere

A noleggio e in download digitale sulla piattaforma cgentertainment.it, “Dio è donna e si chiama Petrunya” di Teona Mitevska, regista macedone 45enne, vincitrice del premio Lux del Parlamento Europeo. Un formidabile mix di dramma e commedia in cui la giovane protagonista lancia il suo grido di libertà contro ogni pregiudizio e contro ogni potere (maschile) costituito. A partire da una “croce miracolosa” che la tradizione religiosa vuole sia presa soltanto dagli uomini. Da un fatto di cronaca, un piccolo grande film da non perdere già passato nelle nostre sale con Teodora Film …

Miracoloso e politico. Dramma impastato di commedia. Piccola cronaca di provincia che si fa specchio universale dei tempi che corrono. E, soprattutto, femminista come è giusto che sia e come si dichiara già dal titolo: Dio è donna e si chiama Petrunya, film rivelazione all’ultima Berlinale, vincitore del premio Lux del Parlameto Europeo ed ora – dopo la fortunata anteprima al Torino filmfest e il passaggio in sala con Teodora Film – a noleggio e in download digitale sulla piattaforma cgentertainment.it

Ci voleva una regista macedone, Teona Mitevska, 45enne, nata a Skopje quado era ancora Jogoslavia, con studi d’arte a New York e un presente a Bruxelles (e l’intera famiglia in ditta con la produzione Sisters and Brother Mitevski), per ridisegnare i confini del cinema europeo. O forse, meglio, per scardinarli nel segno potente dello sguardo femminile che, come la protagonista (la magnifica Zorica Nushev), compie la sua rivoluzione pacifica contro ogni pregiudizio e contro ogni potere (maschile) costituito.

Siamo a Štip, microscopico paesino della Macedonia dove ogni anno la tradizione (religiosa) vuole che il pope getti nelle gelide acque del fiume una croce “porta -fortuna” e che gli uomini del posto, con virile sfoggio muscolare, si lancino a prenderla per garantirsi un anno di felicità.

Destino vuole che quel giorno a passare di lì sia la giovane Petrunya. La nostra giovane protagonista, trentenne dalle forme giunoniche, laureata in storia, ma senza lavoro e ancor peggio, a certe latitudini, senza fidanzato. Così da sorbirsi ogni giorno le crudeli lamentele di una madre ossessiva, pronta a spingerla ad umilianti colloqui di lavoro per impieghi sempre più dequalificati.

Ed è proprio uscendo da uno di quegli incontri (stavolta un brutale padroncino di una sartoria, che oltre a neagarle l’impiego la mette alla porta con: “non ti scoperei mai!”) che Petrunya, umiliata e delusa per l’ennesima volta, si lancia nel fiume e, in barba a quell’esercito di maschioni a torso nudo, afferra la croce “miracolosa” e si dà alla fuga.

Dal quel momento l'”eretica” ragazza – “non si è mai vista una donna fare una cosa del genere”, lamenta l’intero paese – diventa la ricercata numero uno di polizia, chiesa, giornalisti e, soprattutto, dell’esercito di energumeni (fanatici religiosi e nazionalisti) pronti a forzare con la violenza, persino le porte del commissariato dove Petrunya ad un certo punto si “consegna”.

Ispirato ad un fatto di cronaca, come spesso accade per i suo film (lo è anche il precedente e folgorante When the Day Had No Name) Teona Mitevska firma con questa sua nuova opera una spregiudicata istantanea del nostro presente, dove è quel sapiente mix tra dramma e commedia a fare la differenza, a raccontarne sfumature e ambiguità, fuori dai facili manicheismi dell’oggi. A cui ad essere chiamati in causa sono anche i media, partecipi del circo anche quando, come la giornalista decisa a denunciare il maschilismo violento della vicenda, si ritrova a rimetterci il posto.

Un presente che ci riguarda tutti. E non solo i Balcani, da dove peraltro, e parliamo ancora di Macedonia, stanno venendo fuori nuovi talenti da tenere d’occhio (come Gjorce Stavreski col suo L’ingrediente segreto). Un presente in cui, complice la crisi, nazionalismi e integralismi, stati di polizia e chiesa nuovamente a braccetto, costituiscono il retroterra più fertile per nuovi medioevi.

Li vediamo materializzarsi in questa caccia alla “strega” Petrunya. Come del resto nelle cacce alle streghe, ancora più feroci, lanciate dai regimi più reazionari contro le tante donne attiviste, fatte sparire e uccise in questi ultimi tempi.

Petrunya è una storica. Il suo periodo preferito è la rivoluzione cinese, ci dice. All’interno di quel commissariato angusto, popolato da soli uomini, il suo bel volto rotondo si staglia davanti al poster con la foresta, verdissima, come una sorta di angolo di paradiso. E lei una nuova Eva. A ricordarci l’importanza della storia, il passato per non tornare agli orrori di un tempo, ma anche e soprattutto, un nuovo inizio, il futuro, con la sua rivoluzione da compiere. La rivoluzione che Teona Mitevska ha già fatto con il suo cinema.