Pasolini col corpo nel futuro. Riflessioni sul centenario ed oltre, seguendo una strada
“Vuoi che rifaccia l’eterno esempio di Masolino e Masaccio? Nella Cappella degli Scrovegni, Masolino e Masaccio dipingevano insieme, nelle stesse ore, con la stessa luce: ma il primo dipingeva un mondo e il secondo ne dipingeva un altro. La loro contemporaneità era cronologica, non storica … “. (Pasolini: “Sottovoce a Moravia”, L’Espresso 3 giugno 1963).
Quanti, anche tra coloro che si sono spesi per celebrarne il centenario della nascita, sono rispetto a lui contemporanei “cronologici” e non “storici”. Quanti non hanno avuto modo di vedere Pasolini in tutto quello che di futuro, ogni giorno, comunica? Di spingersi un passettino nel “domani”?
Tra i tanti ruoli sociali che Pasolini ha avuto, tra i tanti “mestieri”, scelti per passione, per necessità di esprimersi o solo poi affibbiati da catalogatori (poeta, giornalista, insegnante, regista, scrittore, pittore, linguista, autore di canzoni, musicista ecc.), si può però affermare con buona probabilità di non sbagliare che egli sia stato “anche” un sociologo attento, curioso, ed infine preoccupato, quando ha visto che l’ossatura popolare della nostra nazione (e delle altre), quel legame tra gente che vive sullo stesso territorio, che parla la stessa lingua, semplicemente era stato spezzato; e con totale noncuranza. Ha dato l’allarme. Ha sofferto. Ha cercato dapprima di fare invertire la rotta, poi però non ha pianto, si è impegnato nel continuare a proclamare queste verità, da “mite rivoluzionario”, incrollabile, ma purtroppo, e di frequente, inascoltato; oggi come allora.
Ecco, il nostro compito potrebbe essere quello di ascoltarli ora, questi ragionamenti, di farli circolare, di dar loro modo di rischiarare, per quanto possono, i nostri giorni bui. O ardui da decifrare… Offrirli ai giovani, o a chi, come tanti, di Pasolini subisce il fascino intellettuale e morale…
Dal cinema, alla letteratura, all’arte, ai “fumetti” ecc. nessun linguaggio è stato escluso da Pasolini, attento come era agli aggiornamenti delle varie “arti”; usate spesso in regime di sinestesie… È questo il viaggio da intraprendere… seguendo i suoi passi.
E sarà come se incontrassimo un contemporaneo (autentico!) cui chiedere finalmente spiegazioni su un mondo che nessuno ci sa e ci vuole più spiegare. Il modo dovuto per ritrovare la strada, per comprendere e tornare ad essere protagonisti di un film – il “nostro” – che vogliamo scrivere, dirigere, guardare, da vicino e da lontano. Con passione e coinvolgimento, seguendo l’attualità del pensiero di Pasolini, ed anche la sua preveggenza. Un artista della preveggenza. Un poeta ed un pittore…
Caro Guttuso, (…)
Beato te che quando prendi la matita o il pennello in mano, scrivi sempre in versi !
Chi dipinge è un poeta che non è mai costretto dalle circostanze a scrivere in prosa…
(Pasolini in “Venti disegni di Renato Guttuso, Galleria La nuova Pesa” – Editori Riuniti, Roma 1962)
Il Caravaggio ha inventato:
primo: un nuovo mondo che secondo la terminologia cinematografica si dice profilmico (…) ha inventato tutto un mondo da mettere davanti al cavalletto nel suo studio …
secondo: ha inventato una nuova luce al lume universale del Rinascimento platonico…
la terza cosa che ha inventato il Caravaggio è un diaframma (anch’esso luminoso, ma di una luminosità artificiale che appartiene solo alla pittura e non alla realtà) che divide sia lui, l’autore, sia noi, gli spettatori, dai suoi personaggi, dalle sue nature morte, dai suoi paesaggi
(Pasolini: “La luce del Caravaggio”, inedito, 1974)
Enzo Lavagnini
Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. Suoi i documentari: "Un uomo fioriva" su Pasolini e "Film/Intervista a Paolo Volponi". Ha collaborato con Istituto Luce, Rai Cultura e Premio Libero Bizzarri. Tra i suoi libri, "Il giovane Fellini" , "La prima Roma di Pasolini". Attualmente dirige l'Archivio Pasolini di Ciampino
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