Patricia Highsmith torna protagonista. Al cinema in “Switzerland” e su Netflix con Mister Ripley
Patricia-Highsmith, tra le scrittrici più “saccheggiate” dal cinema, torna ad essere protagonista sul grande e piccolo schermo. Al cinema con Switzerland, film che segna il ritorno, dopo quattro anni, del regista olandese Anton Corbijn.
Mentre tra il 2023 e il 2024 arriverà su Netflix la serie tv Ripley, scritta e diretta da Steven Zaillian (The Irishman, The Night Of) e ispirata alla celebre saga di Mister Ripley che l’ha consacrata internazionalmente “poetessa dell’apprensione” e regina del noir.
Il film racconterà la vita e l’opera della grande narratrice americana (nata in Texas il 19 gennaio 1921) che avrà il volto di Helen Mirren. Mentre il titolo fa esplicito riferimento alla Svizzera, sua patria adottiva dove si ritirò in solitudine con la sola compagnia dei suoi gatti. Resterà lì fino alla sua morte avvenuta il 4 febbraio del 1995.
Switzerland è prodotto da Brouhaha Entertainment e Lunar Pictures, il cast è ancora da definire e anche la data d’uscita. Nota, invece, la trama: un giovane agente letterario deve riuscire a convincere Patricia Highsmith a scrivere un ultimo libro nel quale è coinvolto, ovviamente, il suo inconfondibile Tom Ripley, affascinante truffatore e assassino che ha già ispirato Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley) e Liliana Cavani (Il gioco di Ripley).
Spesso ricordata come una scrittrice ambigua e misteriosa di Patricia Highsmith, effettivamente, sono pochi ed enigmatici i tratti autobiografici che si conoscono davvero, visto il carattere schivo e tormentato. Del resto lei stessa diceva: “Voglio essere tante persone prima di morire”.
In occasione del centenario della sua nascita nel 2021, la pubblicazione dei suoi diari (Patricia Highsmith: Her Diaries and Notebooks, 1941-1995) hanno fatto un po’ più di luce su questa donna che amava tanto viaggiare per l’Europa, soffriva di depressioni, amava bere anche troppo (cominciando già la mattina) e amava tanto anche le donne: il suo capolavoro, The Price of Salt (più conosciuto col titolo Carol, portato mirabilmente sullo schermo da Todd Haynes nel 2015) alla sua uscita nel ’52 – e firmato con lo pseudonimo di Claire Morgan – fece scandalo. In anni in cui il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali annoverava l’omosessualità tra i disturbi della personalità dell’individuo potete immaginare come veniva accolta questa storia di amour fou tra due donne nell’America puritana e maccartista del dopo guera. La stessa Patricia Highsmith aspettò quarant’anni prima di firmarlo col suo vero nome.
Autrice prevalentemente di thriller psicologici e noir (L’amico americano, Il sepolto vivo, Piccoli racconti di misoginia…) la scrittrice deve il suo debutto all’aiuto dell’amico Truman Capote che, nel 1948, la introduce nella comunità di artisti di Yaddo, New York.
È qui che scrive il suo primo romanzo, Sconosciuti in treno, dal quale qualche anno dopo Alfred Hitchcock decide di trarre il suo L’altro uomo, amplificando la fama della scrittrice. Da quel momento il cinema le spalancherà le porte. “Coloro che hanno comprato i miei libri sanno perfettamente che non scriverò mai la sceneggiatura di un film”, dirà col suo piglio da irriducibile. E così è stato, con un’unica deroga: Acque pronde di Michel Deville dell’81, in cui figura anche lei tra gli sceneggiatori.
Mariella Palomba
Tirocinante, La Sapienza - Roma
Musicista di Jazz
Vorrei scrivere della Musica che si unisce al Cinema, alla Letteratura.
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