Pressburger, l’anima errante della Mitteleuropa
Esce in dvd “L’orologio di Monaco”, magnifico documentario ispirato all’omonimo libro di racconti del grande autore di origini ungheresi. Un viaggio attraverso la storia e la cultura a cavallo tra Ottocento e Novecento. Da non perdere…
Cosa tiene insieme un “fondatore di religione” come Karl Marx, uno dei padri della pop art come Roy Lichtenstein, un poeta come Heinrich Heine, sì quello profetico del …”là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare gli uomini”. O ancora il regista di Scarpette rosse e il musicista Felix Mendelssohn…?
A tenerli insieme è un nome. Anzi un cognome: Pressburger. Quello dello scrittore, regista e drammaturgo di origini ungheresi, ebreo, nato a Budapest nel 1937 e fuggito in Italia nel 1956 (prima Roma poi Trieste), all’indomani dei fatti di Ugheria. Sì, Giorgio Pressburger, oggi 78enne, alla cui omonima raccolta di racconti si ispira questo magnifico, poetico viaggio attraverso la Mitteleuropa e la sua “comunità umana dei vivi e dei morti” che è L’orologio di Monaco, del regista triestino Mauro Caputo, in dvd per Istituto Luce- Cinecittà.
Attraverso splendido repartorio e soprattutto molti luoghi della “sua” Trieste, quella letteraria di Saba, Joyce, Svevo, ma anche quella del lager della risiera di San Saba, Giorgio Pressburger ci accompagna alla ricerca delle sue radici familiari, ebraiche e quindi più di altre segnate dalla Storia. Di cui lui stesso è vittima e testimone, avendo conosciuto l’orrore della Shoah.
Un cammino attraverso un albero genealogico che ha dello straordinario, i cui rami, affondando nella storia dell’Ottocento e del Novecento, si intrecciano alle esistenze dei più grandi filosofi, artisti e pensatori dell’Europa centrale. Marx (sua madre portava lo stesso cognome), Husserl, il filosofo (“quello che volle salvare i fenomeni non come apparenze ma come apparizioni”), il musicista Mendelssohn, o il premio Oscar scozzese Kevin Macdonald (Un giorno a settembre), fra tutti il più “giovane” che dallo scrittore è andato personalmente per chiederlgli notizie sul nonno regista, Emeric Pressburger.
Tesse fili preziosi il narratore Pressburger in questo suo cammino. Cercando un’identità comune, un luogo di appartenenza anche attraverso la letteratura. “Lolita di Nabokov, l’Ulisse di Joyce, La coscienza di Zeno e Il processo di Kafka – dice la sua voce bassa nel film, sottolineando la distanza tra i romanzi – hanno tutti come protagonisti il piccolo borghese ebreo dell’Europa centrale”.
Una ricerca di identità, attraverso un intero mondo, che si conclude con un finale a sorpresa: con quell’orologio di Monaco – ma non quello della torre di Marienplatz – regalato in cinque esemplari da una vecchia zia di Budapest ai suoi cugini sparsi per il mondo, e che alla morte della donna, novantaduenne, ha smesso di camminare per poi riprendere il suo ticchettio, nonostante il blocco apparente del meccanismo. “L’anima c’era ancora – conclude Pressburger – ma l’apparenza non è più. Noi siamo così, pura apparenza”. E forse, sembra dirci il nostro testimone, è proprio quell’anima che resta che va ricercata, attraverso la storia per guardare al futuro.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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