Quante facce da cinema a via Ripetta
L’autrice de “La mia generazione” suggerisce il nuovo romanzo di Clara Sereni, tra i semi finalisti dello Strega: “Con la Storia sullo sfondo i personaggi prendono vita”…
Ho letto da poco il romanzo di Clara Sereni, Via Ripetta 155 (Giunti, pag. 208, euro 14). Confesso di essere una lettrice accanita ma con una deformazione: leggo in funzione del cinema, per trarre ispirazione e per trovare una storia giusta. Un romanzo mi rende felice se mi fa pensare agli attori, alla luce, ai paesaggi del film che immagino di vedere.
La normativa recente che prevede un aiuto in più al cinema se tratto da un romanzo – ma non dovrebbe essere il contrario? – mi induce a cercare romanzi italiani e storie contenute, a basso costo.
La lettura di Perfidia di Ellroy sarà invece puro piacere, per sognare il film hollywoodiano che vedrò l’anno prossimo. Vedere invece Inherent Vice di P. T. Anderson, mi ha fatto pensare alla difficoltà di leggere Pynchon, con incastri continui che danno vita a molteplici altri incastri, ma anche al talento di chi ha avuto l’ardire di trarre una sceneggiatura da un romanzo così complesso.
Gran bel film.
Via Ripetta 155 si legge velocemente e con piacere, è la storia di un gruppo di giovani che condivide esperienze di vita, di lavoro e politiche, dal ’68 al ’77: la liberazione sessuale, il femminismo, le lotte operaie e studentesche, la musica, il divorzio, fino alla tragica fino alla tragica scelta della violenza. Dieci anni cruciali, non solo per me che allora avevo vent’anni, ma anche per i più giovani a cui l’eco di quella storia continua ad arrivare, da lontano, magari sempre più attutita, eppure ancora carica di utopia. Con linguaggio asciutto e mai retorico il romanzo sposa il punto di vista della protagonista, Clara Sereni, diventando una sorta di autobiografia generazionale.
Non mi attarderò, però, nella critica del testo letterario, non ho gli strumenti. Ma da regista credo che Via Ripetta 155 sarebbe davvero un bel film perché possiede un’astuzia indispensabile per il cinema: non mette mai al centro la Storia. Quella rimane sullo sfondo, come si dice durante le riunioni di sceneggiatura. In primo piano invece ci sono i personaggi, i protagonisti con le loro complessità umane, le fragilità, i rapporti d’amore e d’amicizia, le rotture. La vita, insomma, quella che ci vuole per il buon cinema.
Wilma Labate
Regista e sceneggiatrice. I suoi film sono spesso caratterizzati da forti tematiche sociali e da figure femminili fuori dagli schemi. Debutta nel ’92 con "Ambrogio", seguono "La mia generazione" (candidato italiano all’Oscar per il miglior film in lingua straniera nel ‘96), "Domenica" (2000), i film collettivi, "Un altro mondo è possibile" (2001) e "Lettere dalla Palestina" (2002), "Maledettamia" (2003), "Signorina Effe" (2007), "Qualcosa di noi" (2014), "Raccontare Venezia" (2017) e "Arrivederci Saigon" (2018). Tra le sue sceneggiature, "La pecora nera" di Ascanio Celestini (2010)
20 Gennaio 2017
Legge cinema. Una questione da archiviare
Appuntamento il 27 gennaio (ore 9.30) all'Aamod di Roma per un seminario di…
30 Gennaio 2017
Il cinema iraniano da Oscar boicotta gli Oscar. Contro Trump
Il regista iraniano premio Oscar Asghar Farhadi e l'attrice protagonista del…
9 Marzo 2017
Vittoria Colonna, poetessa da riscoprire, al cinema
È "Festina lente" (veloce ma adagio) film d'esordio di Lucilla Colonna in sala…