Quanto passato nel futuro della videoarte

Si è appena conclusa a Milano l’edizione numero 25 di INVIDEO, dedicata al variegato mondo della sperimentazione cinematografica. Dal muro di Berlino alla generazione ribelle dei Settanta, un viaggio tra memoria e avvenire…

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Esiste da 25 anni. E da 25 anni vive nella sua felice “unicità”. Stiamo parlando di INVIDEO, mostra internazionale di video e cinema oltre, che si è appena conclusa a Milano, offrendo come d’abitudine, un caleidoscopico sguardo sul mondo della sperimentazione e della videoarte, vera Cenerentola nel panorama italiano.

Dal titolo programmatico,”Futuri passati”, l’edizione di quest’anno (diretta da Romano Fattorossi e Sandra Lischi) ha scelto come campo d’indagine la memoria, patrimonio collettivo da salvaguardare, ma anche e soprattutto espressione del futuro da immaginare, sognare e realizzare.

Su quest’onda, per esempio, l’imponente lavoro dei tedeschi Karin Kasper e Dirk Szuszies, Berlin east side Gallery, in anteprima italiana, dedicato a quella che tutt’oggi è considerata “la galleria d’arte a cielo aperto più grande del mondo”. Ossia quel chilometro e mezzo di muro di Berlino, tenuto caparbiamente in vita contro l’espandersi dei cantieri della città riunificata. Tra Friedrichshain e Kreuzberg la “galleria” è meta ogni anno di milioni di visitatori, attirati dalle opere dei tanti artisti che su quei resti di “storia” hanno lasciato il loro segno e che si raccontano nel film, riflettendo, appunto, sulla memoria e sul futuro.

E quanto futuro, c’è poi, nel passato della generazione “ribelle” dei Sessanta e Settanta… A raccontarla, quella milanese, soprattutto, è stato un protagonista di allora come Felice Pesoli (tra l’altro cofondatore e per anni direttore di INVIDEO) che ha presentato estratti dal suo Prima che la vita cambi noi, che al prossimo Festival di Torino avrà la sua anteprima. Un on the road all’italiana, attraverso la “controcultura” beat raccontata da chi l’ha vissuta e sperimentata (Gianni De Martino, Pietro Spica, Umberto Fiori, Claudio Rocchi, Emanuele Giordana). “L’allarme morale” scatenato dai capelloni, dai freak, degi hippie, dalle comuni. Le riviste underground, la musica, le droghe, la psicadelia e poi l’India, coi “mitici” viaggi sui pulmini Volkswagen da Londra a Kathmandu.

E ancora Nuovo teatro in Kosovo di Annamaria Monteverdi, video dedicato alle prove del “profetico” spettacolo di Jenton Neziraji del 2013, La distruzione della Torre Eiffel che percorrendo le “vie” del fanatismo religioso richiama drammaticamente la strage di Charlie Hebdo. O ancora i video, anzi veri e propri cartoni animati in corsia, frutto del laboratorio di cinema di animazione dei bimbi dell’ospedale di Brescia. Ossia il futuro.

La rassegna si è conclusa con l’assegnazione del Premio Under 35, al francese Céos/Phéobé di David Rodes (nella foto).