Riccardo Scamarcio, un papà desaparecido “ladro di bambini”. In sala

Dal 6 febbraio in sala (per Vision Distribution) “Il ladro di giorni” di Guido Lombardi premiato regista di “Là-bas” e qui alla sua terza prova di regia dal suo omonimo romanzo (Feltrinelli). Un padre ritrovato, un ragazzino rimasto troppo a lungo da solo, un viaggio dal Tirolo a Bari che si trasformerà in un viaggio di crescita, d’iniziazione all’età adulta da parte di entrambi. Riccardo Scamarcio seduttivo e sciamannato nei panni del padre. Mentre il figlio Salvo è Augusto Zazzaro, giovanissimo interprete che calza con naturalezza il ruolo di bimbo per bene e la seduzione del salto di confine tra bene e male. Presentato alla Festa di Roma 2019 …

 

Estate al sud. Un uomo scende al piano terra di una villetta al mare. La moglie sta spazzando l’atrio, si nota, nella scollatura, una profonda ferita. Lui dice a lei di non stancarsi, si prende il loro bimbo in braccio e scende al mare, coccolandolo affettuoso, per fare tuffi e giocare tra scogli e spiaggia. Lungo il sentiero il bambino trova un giocattolo, uno di quei super eroi di plastica amatissimi negli anni Ottanta che, arrivati al mare, un altro bimbo pretende di riavere. Perché suo.

E fin qui, a parte la cicatrice sullo sterno della mamma, tutto tranquillo, nella norma.

ll padre, per consolarlo, lo esorta a fare un tuffo da uno scoglio, con la promessa che, da grande, potrà tuffarsi come lui, da un’altezza ben più impressionante. Ma è in quel momento che vede sbucare dal sentiero tre agenti della Polizia. “Allora vai a farti il tuffo”, ripete il padre, sperando che il piccolo Salvo non si accorga che i poliziotti lo porteranno via.

Salvo di nome e di fatto per miracolo – considerando innanzitutto l’incoscienza di far tuffare un bambino di quattro anni in mare senza il controllo di un adulto – sopravvive al dolore della ferita più profonda: quella del primo abbandono. Nel suo caso di un tenero padre che scompare all’improvviso senza che sia possibile capirne la ragione.

Da una Puglia luminosa, per sole, mare e fuochi non solo d’artificio, Salvo lo ritroviamo, sette anni dopo, nel verde quieto e monocorde del Tirolo. Ha una bella divisa, è bravo a scuola, fa’ nuoto e tuffi in una splendida piscina ed ha una vita regolata e tranquilla con zio e zia e un coetaneo cugino.

È lì, in un campo mentre gioca a calcio, che piomba un giorno all’improvviso il padre desaparecido e, con un foglio firmato, rivendica il diritto di portarsi via il figlio per quattro giorni.

Diretto dallo scrittore e sceneggiatore napoletano Guido Lombardi (Leone del futuro a Venezia 2012 con Là-bas), e tratto dal suo omonimo romanzo edito da Feltrinelli, Il ladro di giorni racconta, appunto, questi giorni on the road, dal Tirolo a Bari, terrorizzanti, inquietanti, affascinanti, ma anche, emotivamente, profondamente coinvolgenti, tra un padre e un figlio che non si conoscono.

Viaggio partito con ambigue e non oneste intenzioni da parte del padre, che virerà con fatica in un viaggio di crescita, d’iniziazione all’età adulta da parte di entrambi.

Papà Vincenzo, il cafoncello del Sud, padre balordo e tatuato, che per aver sparato ai poliziotti si è fatto sette anni di galera e ora è in cerca di vendetta, è un Riccardo Scamarcio seduttivo e sciamannato, il figlio Salvo è Augusto Zazzaro, giovanissimo interprete che calza con naturalezza il ruolo di bimbo per bene e la seduzione del salto di confine tra bene e male.

Si chiama Il ladro di giorni, ma forse un titolo più giusto sarebbe stato “I ladri di giorni” perché a rubarli questi giorni di un sognato rapporto tra un padre e un figlio, a cominciare dal padre è stato certo più d’uno.

Prodotto da Indigo Film, Bronx Film con Rai Cinema e Minerva Pictures Group, il film in selezione ufficiale alla Festa del cinema di Roma uscirà nelle sale il 6 febbraio con Vision Distribution.