Riscoprendo Perugino maestro del Rinascimento. Un doc e una mostra a 500 anni dalla morte

In sala (con Nexo Digital) solo il 3, 4 e 5 aprile “Perugino, Rinascimento immortale” doc di Giovanni Piscaglia che ricostruisce arte e vita del grande pittore che per vent’anni è stato il più famoso ed apprezzato del Rinascimento eppure per secoli è finito nel dimenticatoio, surclassato da altri geni del suo tempo, i contemporanei Leonardo e Michelangelo, ma soprattutto dal suo ex allievo Raffaello. A 500 anni dalla sua morte lo celebra anche una grande mostra (“Perugino, il meglio maestro d’Italia”) nella sua città di elezione, Perugia, alla Galleria Nazionale dell’ Umbria fino all’11 giugno

Paffuto sornione e compiaciuto guarda diritto negli occhi dello spettatore, Pietro Vannucci, detto il Perugino. Oggi si direbbe si fa un selfie davanti alle sue opere più prestigiose, e sempre con un berretto rosso.

Accade quando ha 25 anni, sul margine sinistro dell‘Adorazione dei magi, oggi alla Galleria Nazionale dell ‘Umbria, accanto ai potenti Baglioni, signori della città.

E poi a 54 anni, nel 1500, negli affreschi straordinari del Collegio del Cambio sempre a Perugia , insieme all’autoritratto si firma e si elogia: “Pietro Perugino pittore insigne, se era stata smarrita l’arte della pittura egli la ritrovò, se non era ancora stata inventata egli la portò fino a questo punto”.

Nessuna modestia. Eppure quello che per vent’anni è stato il pittore più famoso ed apprezzato del Rinascimento, un vero e proprio imprenditore dell’arte, per secoli era finito nel dimenticatoio, surclassato da altri geni del suo tempo, i contemporanei Leonardo e Michelangelo, ma soprattutto dal suo ex allievo Raffaello.

Una damnatio memoriae attribuita a Giorgio Vasari che nelle sue Vitae (primo trattato di storia dell’ arte) lo definisce ripetitivo, avido e meschino. Insomma da trascurare.

Oggi a 500 anni dalla sua morte una grande mostra nella sua città di elezione, Perugia, (Galleria Nazionale dell’Umbria fino all’11 giugno Perugino, il meglio maestro d’Italia) e un documentario Perugino, Rinascimento immortale (al cinema solo 3, 4 e 5 aprile) vogliono ricordarlo e restituirgli il posto che merita tra i grandi artisti del 500 italiano.

Tante le testimonianze raccolte dal regista Giovanni Piscaglia (una produzione Ballandi distribuita da Nexo Digital): il Direttore Marco Pierini e la storica dell’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria Veruska Picchiarelli, il Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, musei dove si trovano la maggior parte delle sue opere.

Lo storico Franco Cardini racconta del suo tempo, dalle commissioni dei signori dell’Umbria mercenari agli ordini dei Medici, agli anni fiorentini dove diventa ricco e famoso alla corte di Lorenzo il Magnifico, il periodo romano e gli affreschi nella cappella sistina, il forte spirito religioso delle sue opere che lo salva dalle persecuzioni del Savonarola, fino al ritorno a Perugia e al lento declino.

La professoressa di Storia dell’architettura presso l’Università di Firenze, Emanuela Ferretti ne illustra il talento di inventare architetture nelle quali inserire le sue scene; il Geografo all’Università di Bologna Franco Farinellli ne riconosce i paesaggi ricorrenti, il lago Trasimeno e le valli umbre che per la prima volta diventano protagoniste nelle opere pittoriche; il coreografo e ballerino Virgilio Sieni, sottolinea l’importanza dei gesti dei personaggi rappresentati dal Perugino, innovazione e modelli che continueranno nei suoi epigoni, primo fra tutti Raffaello Sanzio.

A far da guida nel racconto l’attore regista Marco Bocci, umbro di nascita, che indulge un po’ troppo nel sussurro tipico degli interpreti delle serie tv. Ma sono soprattutto le opere famose e quelle meno note, sparse tra chiese e palazzi del centro Italia a testimoniare la grandezza di questo pittore del 500 che aveva trasformato l’esperienza fatta nella bottega del Verrocchio fianco a fianco con Botticelli e Leonardo in una vera e propria impresa nazionale inventando stili e modelli che si protrarranno fino all’800.

Pittore divino, grandissimo disegnatore e illustratore di fantasia sterminata, capace di assemblare motivi cristiani e pagani in perfetta sintesi. A lui si deve anche l’invenzione delle Madonne umbre, cosi dolci e malinconiche: in tutte si riconosce il ritratto dell’adorata moglie Chiara Fancelli, figlia del capomastro del Duomo di Firenze, l’ovale del viso, la fossetta del mento, lo sguardo sognante, l’immagine di un amore che resterà eterno. E anche questo romantico omaggio alla compagna della sua vita può essere considerato un grande merito del Perugino. Quasi commovente.


Monica Carovani

Fiorentina, giornalista e appassionata d’arte. Dalla carta stampata alla tv, 40 anni di professione con il vizio della curiosità: da Paese Sera il Nuovo Corriere a Moda e King passando dalle collaborazioni con il Messaggero e ADN Kronos. Poi tanta Rai: Tg3 vice caporedattore cultura , Tg1 on Line, Rainews24. Per evitare conflitti familiari con il marito pittore, si occupa soprattutto di grandi artisti del passato.

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