Ritratto doc di David Grossman. La letteratura delle ferite dal Biografilm alle piattaforme
Disponibile dal 21 giugno sulla piattaforma I Wonderfull “Grossman” di Adi Arbel un ritratto doc del grande scrittore israeliano sessantottenne, presentato all’ultima edizione del Biografilm Festival di Bologna appena concluso. La morte del figlio, l’impegno per il dialogo tra israeliani e palestinesi, l’ateismo. Ne risulta il ritratto di uno scrittore fuori dagli schemi, dallo sguardo sofferto e quasi sfuggente che non riesce tuttavia a nascondere l’anima ferita e un dolore inguaribile …
Presentato nella “playlist cinema e scrittori” al Biografilm festival di Bologna 2022, il film Grossman di Adi Arbel è dedicato allo scrittore israeliano di fama internazionale che non solo ha presenziato all’anteprima italiana di sabato 18 giugno (il film arriva il 21 giugno sulla piattaforma I Wonderfull) ma ha poi incontrato il pubblico in Piazza Maggiore assieme al produttore Arik Bernstein.
“Ciò che cerco nel mio lavoro di scrittura sono i momenti in cui riesco a trattare nel contempo di vita e di morte”, afferma lo scrittore in questo documentario che ne rivela il lato più intimo. Com’è noto suo figlio Uri, di 20 anni, fu ucciso da un missile anticarro durante la guerra israelo-libanese del 2006, dove operava come militare di leva.
David Grossman ne parla nel suo libro più noto, A un cerbiatto somiglia il mio amore, del 2008. Da allora il suo impegno a favore della pace e del dialogo tra israeliani e palestinesi non si è più fermato, trovandosi spesso in sintonia con altri autori del suo paese come Amos Oz e Abraham Yehoshua – appena scomparso-. Sebbene certe sue dichiarazioni pro-Netanyahu gli abbiano attirato le critiche della sinistra.
D’altronde la complessa relazione che lega le vicende personali e l’opera di Grossman alla realtà d’Israele è la costante di una biografia che inizia a riempirsi di significati all’età di nove anni, quando il futuro scrittore vinse una competizione nazionale sulla conoscenza dell’opera dello scrittore yiddish Sholem Aleichem, di origini galiziane come i suoi genitori ed emigrato negli Stati Uniti.
Grossman lavorò anche come attore e come corrispondente per la radio di Stato israeliana Kol Israel, prima di essere licenziato nel 1988 a causa delle sue posizioni politiche e del suo dichiarato ateismo. Scrittore e saggista, Grossman ha scritto molti libri per bambini. La sua opera più nota, Vedi alla voce: amore, racconta la Shoah attraverso gli occhi e la fantasia di un bambino figlio di sopravvissuti.
Il film di Adi Arbel racconta e illustra tutto ciò attraverso le parole dello scrittore, seguendolo nella sua vita quotidiana, accanto alla moglie e durante gli incontri con giovani studenti, ricorrendo in certi passaggi a materiali d’archivio che non fanno parte delle immagini più ricorrenti della Shoah.
Ne risulta il ritratto di uno scrittore fuori dagli schemi, dallo sguardo sofferto e quasi sfuggente che non riesce tuttavia a nascondere l’anima ferita e un dolore inguaribile. Quell’humus che forse appartiene non solo alle vicende personali ma all’inconscio collettivo del suo paese.
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