Se la depressione è un abisso. Come uscire da “La fossa delle Marianne”, arrivano il libro e il film
Si può riemergere da una profondità di quasi 11mila metri? È questa la misura dell’abisso rappresentato dalla Fossa delle Marianne che dà il titolo all’opera prima della biologa marina tedesca Jasmin Schreiber, diventato un bestseller in patria, in libreria da noi (tradotto da Giovanna Ianeselli) per Edizioni Alphabeta Verlag e presto anche al cinema per la regia di Eileen Byrne.
La Fossa delle Marianne è la più vasta depressione oceanica, così profonda che “se ci buttassero dentro l’Everest, ci affonderebbe senza lasciare traccia”, si legge nelle prime pagine del libro. Ed è altrettanto profonda la depressione in cui è piombata Paula, la protagonista, dopo la morte del suo amato fratellino Tim, avvenuta in un tragico incidente e per cui prova un abissale senso di colpa.
Il percorso che aiuterà Paula a riemergere in superficie dalla sua personale depressione è infatti un’avventura on the road, un viaggio rocambolesco su uno scalcagnato camper in compagnia di un anziano appena conosciuto, il burbero Helmut, e della sua cagna Judy.
Dopo il loro tragicomico incontro, la giovane e il vecchio percorrono insieme un itinerario da Francoforte all’Alto Adige, attraverso alcuni particolari luoghi in cui lui deve onorare una strana promessa. Tra incontri imbarazzanti e racconti intimi, sempre sul filo dell’agrodoloce, arrivano a destinazione, dove Paula aiuta Helmut a compiere le sue ultime volontà. E dove lei stessa riuscirà a risalire dall’abisso della depressione tornando alla vita.
Nel film i due protagonisti, Paula ed Helmut, hanno rispettivamente i volti di Luna Wedler ed Edgar Selge.
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