Se permettete parliamo di cinema e libri al MIAC. Al via col rapporto mafia-grande schermo
È con “La mafia immaginaria”, il saggio di Emiliano Morreale (editore Donzelli) sul rapporto tra Cosa Nostra e il cinema che ha preso il via “Libri al MIAC”, un ciclo di presentazioni di novità editoriali nel Museo Italiano del Cinema dell’Audiovisivo, a Cinecittà. Una serie di conversazioni pubblicate online ogni quindici giorni. In questo primo incontro riflettori puntati sul grande cinema d’impegno civile che ha raccontato la mafia: Petri e Damiani con Sciascia, Franco Rosi e Germi. Senza che della mafia si può anche ridere e si è riso per molto tempo, da I due mafiosi con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia al recente La mafia uccide solo d’estate di Pif …
Nello strano limbo in cui sembriamo essere caduti tutti, in cui nulla è completamente chiuso e nulla è completamente aperto, il MIAC (il Museo Italiano del Cinema e dell’Audiovisivo, con sede a Cinecittà) ha voluto lanciare “Libri al MIAC”, un’iniziativa per continuare a tenere alto il dialogo sul cinema. Si tratta di un ciclo di appuntamenti bisettimanali, ospitato sul canale Youtube dell’Istituto Luce, in cui differenti volumi verranno presentati dalle autrici e dagli autori all’interno della ex palazzina del montaggio degli studi romani, nel museo che pur aprendo con un tempismo nefasto non ha mai smesso di proporre attività e approfondimenti.
Ad aprire le danze è stato Emiliano Morreale, tra le firme più accreditate della critica cinematografica italiana, che ha presentato il suo saggio La mafia immaginaria, edito da Donzelli. Il volume non esplora in realtà tutto il macrouniverso dei mafia-movie, che tuttora riscuotono un successo immenso fra il pubblico, ma si concentra più specificatamente sulla rappresentazione di Cosa Nostra al cinema.
Si parte da quello che viene considerato il punto di irruzione del fenomeno mafioso siciliano sul grande schermo, l’indimenticabile In nome della legge di Pietro Germi, uscito nel 1949, che Morreale considera «la preistoria dei film su Cosa Nostra». Se il capolavoro del regista genovese fa da apripista, assieme all’altrettanto memorabile Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, è solo sul finire degli anni ’60 che le famiglie siciliane entrano a far parte dell’immaginario cinematografico.
Sia per il cinema che per la letteratura, ma per il nostro paese in genere, è Leonardo Sciascia la figura fondamentale per il racconto di Cosa Nostra. I suoi romanzi sono i primi ad affrontare in maniera precisa e avvincente il fenomeno a livello sociologico e di rapporti di potere. Non è un caso che a strutturare il genere siano proprio due film tratti da romanzi del grande autore siciliano: A ciascuno il suo prima, diretto da Elio Petri, e Il giorno della civetta poi, regia di Damiano Damiani. «Il cinema di mafia da western, come era stato per Germi e per Damiani, diventa poliziesco», spiega Morreale.
A chiudere la grande stagione cinematografica è La piovra, sul finire degli anni ’80, dando vita al paradosso, fa notare Morreale, per cui l’interesse del cinema scema mentre quello dell’Italia intera aumenta vorticosamente, spinto dal lavoro del pool antimafia e dalla celebrazione mediatica del maxiprocesso. Solo dopo gli attentati di Capaci e via D’Amelio il grande schermo torna a raccontare Cosa Nostra, con uno sguardo più introspettivo e meditato, ma anche con la celebrazione di chi ha avuto il coraggio di combatterla.
Alla radice di questo filone comunque prolifico c’è la Sicilia come terra in cui tutte le contraddizioni italiane giungono all’eccesso, «un orientalismo interno», dice Morreale. Un movimento verso sud dello sguardo cinematografico, a cui è sfuggito il parallelo risalire di quei modus criminali, che già nel 1961 aveva intuito proprio Sciascia, quando scriveva che «tutta l’Italia va diventando Sicilia».
Tutto questo senza dimenticare che della mafia si può anche ridere e si è riso per molto tempo, da I due mafiosi con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia al recente La mafia uccide solo d’estate di Pif, passando per un grande cult come Johnny Stecchino.
I prossimi due appuntamenti saranno dedicati a due figure straordinarie del nostro cinema: Giulietta Masina ed Ettore Scola.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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